farewell

FORSE CE L'HANNO fatta...


GRAZIE DI EVER AVUTO LA FORZA DI LOTTARE La Innse, l'azienda metalmeccanica milanese al centro di una lotta durata 14mesi per evitarne lo smantellamento, sarà acquistata dalla Camozzi. La società di Brescia, che guida una cordata di imprenditori lombardi, ha firmato un accordo martedì sera alla prefettura a Milano. L'intesa ha avuto l'assenso anche del gruppo immobiliare proprietario dell'area su cui sorge la fabbrica. I quattro operai e il funzionario del sindacato Fiom, da una settimana su un carro-ponte per protesta, sono quindi scesi e usciti dai cancelli della fabbrica, accolti trionfalmente dai colleghi di lavoro, amici e famigliari.ACCORDO - Si attende ora la decisione della Fiom in base alle controproposte già presentate dal sindacato alla Camozzi: alcune variazioni rispetto alla bozza di accordo che il gruppo bresciano ha sottoposto al sindacato e ai lavoratori. Secondo quanto si è appreso, si dovrebbe a breve ottenere risposte riguardo alle richieste del sindacato, e in particolare sulla riassunzione immediata di tutti i lavoratori e sul piano di ammortizzatori sociali. L'intesa tra la Camozzi, il sindacato e la rappresentanza dei lavoratori non inciderebbe comunque sulla vendita della azienda siglata in prefettura. Nell'accordo c'è la garanzia della riassunzione immediata di tutti e 49 gli operai che dal maggio 2008 sono stati messi in mobilità e che hanno portato avanti in questi mesi la loro protesta per tornare a lavorare.«ORA CI SENTIAMO BENE» - «Ora ci sentiamo bene, la riapertura della Innse non sarà semplice, ma ora non ci fa paura più niente», ha commentato uno dei quattro operai che, insieme a un sindacalista, sono rimasti per una settimana su un carro-ponte all'interno della fabbrica. «Ringraziamo tutti quelli che sono rimasti al presidio», ha detto rivolto a chi è rimasto fuori dai cancelli in loro appoggio. «Senza di loro non avremmo resistito tanto a lungo. È un'esperienza che non si può commentare». «In tutti questi giorni non abbiamo mai perso la speranza», ha detto il sindacalista della Fiom che ha partecipato alla protesta insieme ai quattro lavoratori. «Passavamo il tempo discutendo, anche divertendoci e dormendo nel pomeriggio per il troppo caldo. Rimanevamo attaccati al telefono per sapere cosa succedeva giù. Questa vicenda ha dimostrato che abbassando la testa non si va da nessuna parte». MAURO