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pensieri ai giardini


Oggi ho preso il pomeriggio libero per portare il mio minore ad una visita oculistica. Dato che abbiamo finito presto, l'ho portato da un amichetto che lo aveva invitato, mi sono presa un caffè in tutta rilassatezza con la mamma, parlando di cose serie ma anche futili, poi siamo andati ai giardini di fronte a casa dove un nutrito gruppo di sette/ottenni stava giocando la finale dei mondiali di pallone sul prato. Nell'orario in cui di solito rincorro numeri e persone, in cui mi finisco gli occhi con file excel da migliaia di righe o partecipo a riunioni inutilmente verbose, mi sono trovata su una panchina al sole a chiacchierare con mamme e babbi. La prima reazione è stata un rigurgito di senso di colpa...oddio cosa mi perdo tutti i giorni, i miei figli crescono senza madre, sono un'asociale non ho mai tempo di parlare con nessuno...e via su questo tenore. La verità, come accade spesso, sta in mezzo: probabilmente mi sono goduta tanto questo pomeriggio perchè evento isolato. Onestamente dovessi passare tutti i miei pomeriggi su quella panchina a parlare di mensa/maestre/compiti/bio/vegan/sport non mi sentirei troppo appagata. E in una sferzata d'ottimismo concludo anche che i miei figli sono fortunati ad avere una mamma un po' trafelata, che spesso tralascia qualche dettaglio, e si dimentica le cose se non le scrive in rosso sul calendario, che non fa i dolci in casa e cucina sempre all'ultimo, ma che è presente nella sostanza: imparano che nessuno è perfetto ma che ci si può impegnare per dare il meglio che si può alle persone che si amano, che bisogna saper aspettare e a volte cavarsela da soli.