sognatore romano

LA STORIA NASCOSTA DELLA BEFANA UN MITO TIPICAMENTE ROMANO


 
LA STORIA NASCOSTA DELLA BEFANA UN MITO TIPICAMENTE ROMANO L’epifania tutte le feste si porta via è un detto che conosciamo tutti ,  allo stesso tempo , immaginiamo la befana come la vecchietta magari brutta ma benevola che rimprovera i bambini capricciosi e premia quelli obbedienti ma a tutti , porta comunque dei doni  volando a cavallo di una scopa  , è una figura famigliare e molti di noi la legano alla propria infanzia , ma quasi nessuno s’interessa della storia della vecchia con la scopa che chi studia le tradizioni capitoline  sa comunque che essa era un importante festa cattolica particolarmente sentita a Roma soprattutto dal popolo e vista principalmente come il giorno dei regali costosi e importanti era il sei gennaio mentre oggi la moda si è trasferita a Natale seguendo una tendenza d’oltre oceano che ha altresì introdotto la figura di santa Claus alias babbo natale , alla nostra vecchietta è rimasto poco , la sua festa è in tono minore continuata soprattutto delle famiglie più tradizionaliste che seguono il rito della calzetta accompagnata più che altro da dolciumi tra cui il temuto carbone duro da masticare ma che alla fine si mangia comunque con piacere . Lo studioso Luigi Zanazzo descriveva con vivida partecipazione nell’Usi costumi e pregiudizi del popolo romano le tradizioni che seguiva la festa dell’epifania cominciando, dalla lettera che mandava uno dei genitori di solito la mamma, diceva di aver mandato la lettera con le richieste dei bambini, tranne mandarne un'altra per non farsi portare nulla, se i pargoli non si comportavano bene, la vecchia era descritta come intenta tutto l’anno a fabbricare il necessario per la festività, giocattoli, a spezzar carbone, ricucire vecchie calze, ma non era sola assistita dai suoi aiutanti i befanotti (apporto delle credenze toscane trasferitasi anche a Roma) gnomi laboriosi e allegri che secondo certe varianti accompagnavano la vecchia a scendere dal camino per il suo lavoro , non solo ma certi genitori raccontavano anche del paese di befana dove venivano portati i piccini molto dispettosi , con tanto del marito della befana una sorta di orco che mangiava i bambini cattivi , altri ancora raccontavano che la befana abitasse a Roma vicino a piazza sant’Eustacchio in un’immaginaria via della padella due insomma certe storie per tenere buoni i bambini c’erano già allora potete immaginare l’attesa e le attese dei piccini di entrambi i sessi all’approssimarsi della fatidica data (ma ci siamo passati anche noi ricordate ?) poi arrivati alla mattina ci precipitavamo in cucina dove con l’ansia per sapere cosa ci aveva portato la vecchia con la scopa , qualcuno rimaneva deluso per aver ricevuto solo carbone altri la gran parte festeggiava ci ricordiamo tutti questi gioiosi momenti penso , se oggi è in definitiva una festa di passaggio che sancisce definitivamente la fine del periodo natalizio una volta era la festa per eccellenza dei bambini la più attesa e la più sentita col tempo a lungo andare le tradizioni cambiano anche la befana è si è dovuta adeguare . STORIA ORIGINI E GENESI DELLA BEFANA Le origini della befana attuale risalgono alla notte dei tempi e hanno a che fare con i riti pagani collegati alla fertilità della terra diffusasi tra lo x° e il vi secolo a.C. riguardanti  il solstizio d’inverno , qualcuno le collega  con i riti dedicati ad Anna perenna che però erano molto diversi e avevano più aderenze col capodanno tranne però  che la dea era raffigurata come una vecchia piuttosto brutta , quindi assai simile alla nostra beniamina . Nei dodici giorni che separavano l’evento astronomico al sei gennaio erano associati i mesi del calendario e alla credenza che figure femminili volassero sopra i campi per propiziane  la fecondità , non si sa bene quali fossero taluni le associano a Diana , altri a Sàtia dea minore della sazietà , o ancora ad Abbundia dea dell’abbondanza altri ancora a giano e strenia che però ci sembrano più legati al capodanno sia come sia , la ricorrenza  che si , festeggiava il sei gennaio era di madre natura che segnava la rinascita della terra.  Fino al quarto secolo dopo cristo quando tutte le feste pagane furono soppresse e imposte quelle cristiane, forse perché la chiesa di allora piuttosto bigotta temeva un ritorno delle credenze pagane e, una perdita di potere per se, senza peraltro molto successo, le feste rimasero mutando nome e aspetto è di quel periodo l’associazione della figura con la scopa che vola attributo tipico delle streghe, ma la nostra la cavalca al contrario con le ramaglie davanti e non dietro (forse credenza posteriore) il portare doni è l’ennesima cristianizzazione della figura per renderla più consona ai crismi cristiani cui si sono legate fantasiose leggende di stampo cattolico chiaro tentativo d’inglobare nel calderone cristiano anche questa figura, ancor più evidente è in tal senso lo sforzo di associarla alla Quaresima oltre che al periodo d’inizio anno soprattutto in chiave penitenziale per esaltare il comportamento da tenersi in quel periodo, più di pentimento che come spesso voleva il popolo festeggiando, ma esso è tradizionalista e guai a cercare di negarglielo, per inculcargli idee di virtù pentimento e rinunce cosa peraltro sgradita in ogni epoca , infatti i resti delle credenze pagane sopravvissute si possono intravedere in molte feste soprattutto rurali  praticate tuttora in Italia in primis ma anche all’estero seppur con meno fortuna , in questo senso si devono interpretare quelle feste quali la Giubiana o festa dalla Gobba in Lombardia e Piemonte il Panevin e Pignarùl in Friuli , o come Brusa la vecia a Padova e il falò del vecchione a bologna dove spesso per salutare il nuovo anno si brucia un fantoccio di una vecchia su una catasta di legna ma anche nei giorni precedenti l’epifania oppure si sega un fantoccio di legno non prima di raccoglierne i doni che essa morendo lascia a tutti , evidenti i contenuti simbolici connessi con la befana essa è una vecchia quindi simboleggia metaforicamente la fine dell’anno e l’oramai secca madre natura pronta per essere bruciata , la rappresentazione femminile  dell’anno vecchio che sacrificandosi per far rinascere una nuova fase  di prosperità , nella successiva primavera permettendole  , di rinascere sotto forma di giovinetta che portava a tutti i doni della natura , che si risvegliava nuovamente , connotati questi squisitamente pagani facenti parte della nostra cultura , ricordandoci  le nostre origini contadine , che è saggio rimangano vive nella memoria collettiva . E’ se l’etimologia del nome befana dopo un lunghissimo periodo di corruzione linguistica durato secoli deriva da epifania ovverosia manifestazione può dirsi prettamente cristiana come del’ resto a seguire nel’ xii secolo si cominciò ad associare anche i re magi figure nettamente canoniche a fianco della nostra vecchietta per sovrapporsi o sostituirla come spesso ha fatto la chiesa con le feste pagane , con risultati  invero scadenti , perché essa è tenace , e profondamente radicata nel’ inconscio collettivo  nel’ tempo ha perso i suoi connotati sacrali , e religiosi diventando più una figura pedagogica nella forma in cui è vista nell’attuale cultura italiana difatti per noi è una singolare vecchietta , una nonna di tutti e chi vorrebbe rinunciare, a questa figura materna e rassicurante , a cui forse tutti ambiamo inconsciamente ? che però è rispettata e temuta  poiché può assegnare premi e punizioni qui s’manifesta in pieno la capacita pedagogica insegnando ai bambini ma ricordandolo anche a noi adulti , cosa sia giusto e cosa no con il mezzo quello dei doni che capiscono tutti , in questo la funzione della befana è un efficacissimo metodo d’insegnamento con effetti molto significativi. Quanto sia sentita la festività e quanto radicata a Roma  lo dimostra ancora  il mercatino che si tiene a piazza Navona tradizionalmente un evento , passato il Natale si connota chiaramente in funzione dell’epifania e una delle più caratteristiche della capitale e in se uno spettacolo quasi commovente , in passato però era più spettacolare e si teneva nella trasteverina piazza Eustacchio intorno al 18 secolo si trasferì nella sede attuale , ma in tutto il Lazio vi si associano sagre e feste che dimostrano quando la festa sia sentita una volta era anche occasione per fare un dono soprattutto tra fidanzati , parenti stretti ,  e tra marito e moglie .Per terminare L’atmosfera dell’epifania penetrò perfino nell’austero e riservato Vaticano dove fino al 1802 era prassi il giorno della stessa di praticare il rito della befana dei cento scudi del collegio dei novantanove scrittori apostolici nell’quale il cardinale pro-datario presentava al papa il collegio , dopo un’allocuzione in latino porgeva il tributo di una coppa o calice d’argento quindi gli scrittori erano ammessi al bacio della pantofola, grazie della pazienza di aver letto questo post , che spero vi abbia interessato e raccontato qualcosa di più un caro saluto e buona befana a tutti