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Gaslighting: violenza invisibile


Ho già pubblicato su questo blog alcuni articoli divulgativi che descrivono alcune deprecabili espressioni della violenza psicologica. L'ultima volta ho discusso del mobbing, stavolta tocca a qualcosa che, in fin dei conti è molto simile e che probabilmente non ne è che un antenato. Il gaslighting è un'espressione di violenza psicologica dagli effetti devastanti e che ancora più difficilmente del mobbing può essere individuata e combattuta. Essa prende il nome da un celebre film del 1944 (Gaslight, di Georg Cukor) in cui questa forma di crudeltà è illustrata molto bene: il manipolatore fa credere alla vittima di percepire la realtà im maniera deformata regolando le lampade a gas in maniera sempre diversa e contraddicendo la reazione e i giudizi dell' oggetto della sua violenza. Gaslighter è colui che manipola la mente della sua vittima. La violenza viene messa in atto inducendo il soggetto a dubitare fortemente sui suoi giudizi e, in genere, sulla sua percezione della realtà, così da portarlo gradualmente a credere di non avere un' idea affidabile e oggettiva di ciò che lo circonda, questo comincerà pian piano a credere di stare impazzendo. Paradossalmente colui che è sottoposto a questa forma di manipolazione cercherà aiuto proprio dal suo carnefice. Le vittime principali di questo tipo di maltrattamento sono essenzialmente persone che non hanno molte relazioni e che possono in genere essere facilmente isolate. Lo scopo del gaslighter è quello di avere il controllo della persona manipolata o semplicemente arrecargli un grosso danno. Spesso è semplice perversione, altre volte è usato in modo strategico per avere un ruolo dominante nelle relazioni. Gli scenari dove questo capita più spesso sono gli ambienti di lavoro o quelli familiari/amicali. Ci sono essenzialmente tre fasi: incredulità (il soggetto si stupisce, è confuso ed impaurito), difesa (si cerca di difendere le proprie posizioni), depressione (il soggetto esausto si convince di ciò che il gaslighter lo spinge a credere, segue depressione e sindrome da disadattamento). Le tipologie di approccio del gaslighter sono essenzialmente tre: Adulante: si finge ammirato, conquista la fiducia e poi avvia la manipolazione. Brava persona: appare come una persona affidabile, conquista la fiducia, avvia la manipolazione. Autoritario: Rimprovera in maniera martellante il modo di fare della vittima, distruggendone la fiducia e rendendola apatica (il sistema più semplice e diffuso). Rimango convinto del fatto che queti fenomeni siano molto più diffusi di quanto si creda e che anzi questa sia oggi il campo preferenziale attraverso cui la violenza ha maggiore libertà di esprimersi inpunemente, ricordiamo infatti che il singolo atto non è riconoscibile ne è individuabile come un reato. Vi fornisco di un link in cui potete trovare una bibliografia ed una sitografia minima sull'argomento, ovviamente in lingua italiana. http://www.mentesociale.it/libri/librigaslighting.htmVostroUmberto Panipucci