un giorno chissà...

Un giorno chissà...


Ancora qualche centinaio di metri e sarà a casa.L’andatura è quella sicura di chi ha una certa pratica col jogging e lui è due mesi che segna quel percorso tutte le mattine. Ha usato il cardio-frequenzimetro qualche volta, ma ora il suo passo è perfettamente sincronizzato ai suoi battiti cardiaci e lui riesce a percepire il ritmo del suo cuore sotto sforzo e sa che non supera le cento pulsazioni al minuto, ora che è allenato. E pensa che non sia niente male per un uomo avviato ai quarant’anni. Ha ritrovato la forma fisica nel momento in cui la maggior parte dei suoi coetanei la smarrisce e si sente un quarantenne piuttosto attraente, anche se non sa per quanto ancora. Il resto, bè è un discorso completamente diverso; “io parto, ho preso una casa in affitto vicino alla spiaggia” lo aveva detto due mesi prima alla donna che aveva amato e gli sembrava fosse stata l’ultima volta che avesse parlato. Ci aveva pensato spesso, aveva pensato a quella decisione presa in soli quattro giorni e comunicata solo il giorno precedente alla sua partenza. Lei lo aveva guardato e sebbene sembrava chiaro che la cosa le spezzava il cuore, nei suoi occhi umidi leggeva anche una sorta di gratitudine, un messaggio inconscio forse, ma pur sempre chiaro. Era il segnale che diede alla sua decisione l’impronta definitiva. Non aveva sperato fino in fondo che lei cercasse di fermarlo, ma quello che lesse nel suo sguardo fu comunque doloroso.Nonostante tutto quindi era partito, aveva lasciato la città in cui aveva vissuto negli ultimi vent’anni per trasferirsi in un altro posto, per abitare in una casetta sulla spiaggia. Nonostante tutto era scappato, da tutto ciò che era stato suo e che negli ultimi mesi della sua vita prima della partenza non riconosceva più. Era così che si sentiva e non aveva scelta, almeno lo aveva pensato all’inizio. Quindi aveva deciso di partire (…scappare). Cerca di distogliere la mente da questi pensieri, concentrandosi sul passo della sua corsa. Tende l’orecchio in direzione della risacca, cerca con lo sguardo i gabbiani in ricognizione sulla riva. Ma niente riesce a distoglierlo. Il jogging impegna il corpo in una serie di movimenti meccanici, la mente nel frattempo non ha compiti. E allora rivede come in un film l’ultimo giorno trascorso in compagnia della donna a cui aveva promesso eterna fedeltà, il suo crescente disagio proporzionale allo scorrere del tempo. Più si avvicinava il momento in cui le avrebbe detto addio e più aumentava il suo scoramento. Una volta le aveva detto che avrebbe lottato per lei e sarebbe stato al suo fianco, finchè lei lo avesse voluto. Aveva lottato, e aveva vinto ma non immaginava che nella sua testa si preparava un lotta ben più difficile da affrontare, una lotta che avrebbe segnato il suo futuro e la sua stessa vita. E quel giorno quello che aveva letto nei suoi occhi lo aveva sorpreso; in quegli occhi che si riempivano di lacrime per la sua partenza, gli sembrava di leggere un misto di dolore e sollievo. Erano stati più che amanti, avevano diviso tutto e sempre senza alcuno sforzo, con la naturalezza di chi si sente predestinato. Ma ora era diverso, le cose erano cambiate tanto rapidamente (quanto rapidamente erano peggiorati i suoi problemi) da lasciare del passato solo tracce sbiadite. Questo pensiero lo riporta per un secondo al presente, si ferma e si gira a guardare le impronte delle sue nike sulla sabbia (tracce sbiadite…) e per la prima volta dopo molto tempo si accorge di avere il fiatone. Decide di aver corso abbastanza sulla spiaggia e attraverso i ricordi e si avvia verso casa al passo.  Ma sa che non è così, pensava che non l’avrebbe più rivista se non nei sogni (come a volte era successo) e invece appena qualche ora prima l’aveva scorta seduta davanti al bancone di un bar. Lei non se n’era nemmeno accorta, in fondo non doveva nemmeno sapere della presenza di lui in quel paesino della costa meridionale della Spagna, ne tanto meno lui aveva cercato di attirare la sua attenzione. Si era anzi dileguato velocemente, per evitare il rischio che il suo sguardo potesse incrociare accidentalmente quello di lei. Ma quanto era stato difficile... Quando era partito non aveva voluto rivelarle la destinazione di quello che avrebbe dovuto essere il suo esilio. Se lei ora era lì, era solo una coincidenza. Doveva essere la campionessa mondiale delle coincidenze.Ora seduto nel piccolo patio rivolto ad ovest guarda la scogliera luccicante al sole nascente mentre sorseggia il caffè da una tazza senza manico (parte del corredo per single che compone i suoi utensili da cucina). La doccia non è stata poi così corroborante e nella testa ricominciano a sgomitare i ricordi di lei e si mescolano ai propri pensieri. Situazione insidiosa, lo sa. Perché in rapida successione toccherà alle domande e ci sono domande che non vorresti proprio sentire quando non hai risposte.  Si alza e si prepara ad uscire, non sa ancora dove andrà di preciso, ma sente il bisogno di distrarsi, di non pensare. All’improvviso dopo due mesi, lei è riapparsa in carne ed ossa e scoprire che niente di ciò che provava è stato nemmeno lontanamente scalfito dalla sua fuga, lo rende triste. Ma è la consapevolezza di ciò che non potrà essere a fare più male, il suo destino segnato, così lontano da tutto ciò che avevano immaginato insieme. Qualche volta ha pensato di tornare indietro, di raccontarle la verità e chiederle di andare avanti fino alla fine… L’amore che sente scorrere ancora forte lo ha fatto desistere, gli ha dato la forza per non coinvolgere anche lei nel suo incubo. E per farsi coraggio pensa che sono passati solo due mesi, che col tempo sarà più semplice (già, ma il tempo non è più suo amico… il tempo si è fermato, almeno nella sua testa…)...