I SOGNI NEL CASSETTO

LA FELICITA'


LA FELICITA'Molti intendono la felicità come "benessere". Tuttavia ogni individuo dà una personale e diversa definizione di benessere, dettata dai propri ideali, dalla propria cultura, dalla propria condizione sociale.Non le ricchezze, ma la pace del cuore è la vera gioia, tanto più cara in quanto è dato goderne raramente.Essere disposti al bene, capaci di compiere azioni generose, sentirsi desiderorsi d'istruirsi, ecco le gioie modeste, ma sicure dell'esistenza.Felicità possono essere: un particolare successo scolastico, un compleanno festeggiato, la guarigione di una persona cara, un breve volo in aereo, il primo ballo e altri piccoli avvenimenti quotidiani.Ognuno di noi ha nei suoi ricordi del passato qualche visione interna che gli richiama la più viva impressione di bene provato, che costituisce un attimo di felicità.Penso che nessuno in questo mondo non abbia mai avuto almeno un momento di felicità da ricordare.E' solo l'avidità di volere troppo che rende ciechi alla vera gioia.La vera FELICITA' sta nella BONTA'.L'uomo buono è una provvidenza per la società. Egli soccorre i miseri e allevia il dolore degli afflitti. Egli che ha compiuto tante opere buone, può dire d'aver goduto tutta la felicità umana.Ogni altra felicità è passeggera e fugace.I beni del mondo durano un giorno solo.Gli svaghi, i divertimenti, le soddisfazioni dell'egoismo, i trionfi, sono tutte vanità che ben presto si chiudono nel passato.Ma la gioia d'avere praticato il bene, non tramonta mai.Che cosa valgono l'oro, le ricchezze, gli onori, a chi non può dire d'avere mai pronunciato o fatto qualcosa di buono per un suo simile?Voglio qui riportare a questo proposito un racconto di L. Tolstoj, che ci ricorda che la felicità vera è solo nella coscienza del dovere compiuto e di conseguenza si ha anche il piacere.LA CAMICIA DELLA FELICITA'C'era una volta un re malato di malinconia: diceva d'avere già i piedi nella fossa, scongiurava di salvarlo, e prometteva metà del suo regno a chi gli avesse portato sorrisi e felicità.Figuratevi i cortigiani e i sapientoni! Stavano in adunanza giorno e notte, discutevano, s'insolentivano anche nel fevore del parlare e del cercare; ma il rimedio per fuarire quel bizzarro loro re malato di malinconia non riuscivano a trovarlo.Fu chiamatao anche il Vecchio della montagna, un sapientone con tanto di barba bianca, il quale dichiarò:- Occorre trovare un uomo felice. Toglietegli la camicia, infilatela al re, e il re sarà subito anch'egli felice.Immediatamente partirono cercatori per ogni parte del regno. Fu suonata la trombetta nelle città, nelle cittaduzze, nei paesi e nei villaggi, ma gli esseri felici non si fecero innanzi. Chi era povero in canna e soffriva d'astinenza, chi era ricco e sospirava per mal di denti o mal di ventre, chi aveva la moglie bisbetica e la suocera in convulsione, chi la stalla appestata, chi il pollaio in rovina...I cercatori tornarono tutti alla Corte, portando delusioni. Il re continuò a lagnarsi e a promettere metà del regno a chi gli avesse portato la camicia della felicità.Una sera il figlio del re andava passeggiando meditabondo per la campagna. Passando davanti ad una capanna, che aveva il tetto di foglie e di fango, udì parlare e pregare sommessamente.- Ti ringrazio, buon Dio! Ho lavorato, ho sudato, ho mangiato di buon appetito, ed ora mi riposerò tranquillo su questo letto di foglie. Sono proprio felice!Felice? Dunque c'era un uomo felice?Il giovane principe volò al palazzo reale. Chiamò le guardie, e ordinò di andare a prendere immediatamente la camicia di quell'uomo felice.- Dategli quanto denaro vuole... Fatelo barone, conte, duca... principe anche: mio pari. Ma ceda la sua camica e portatela al re.Corsero le guardie alla povera capanna. Offrirono  al boscaiolo una fortuna, per avere la sua camicia.Macché! L'uomo felice era così povero che non aveva camicia.LEV TOLSTOJCon questo non voglio certo dire che nella vita non bisogna avere alcun bene materiale.Secondo me bisogna non attaccarsi troppo alle cose terrene, ma sapere sempre in ogni momento che sono solo un "prestito" e  che prima o poi potremmo perderle.Nella perdita, le persone che hanno creduto al possesso terreno, si sentono veramente tristi, distrutte e avvilite.E' per questo che di conseguenza non hanno più il coraggio di affrontare la vita, non sanno come risolvere i loro problemi, essendosi attaccati troppo al benessere, a volte purtroppo anche egoisticamente.Molta gente invidia il sorriso di chi ha poco o quasi niente e non capisce perché essi, pur avendo molto non riescono a fare neppure un abbozzo di sorriso.Meditiamo un po' su tutto questo e saremo più contenti!MELY 4 GENNAIO 2012 ORE 9,23LINK:http://www.youtube.com/watch?v=fs8r-8EJ4c8&feature=player_detailpage