Libertà per Ibrahim

Post N° 69


A tutti coloro che hanno risposto all’appello e a quanti altri ancora risponderanno diciamo: «GRAZIE, LA VOSTRA DISPONIBILITÀ È BENVENUTA E NECESSARIA PER VINCERE LA BATTAGLIA DI GIUSTIZIA E CIVILTÀ CHE PUÒ STRAPPARE ABDELLATIF IBRAHIM FATAYER DALLA DEPORTAZIONE IN QUALCHE "NON LUOGO" E ALLA MORTE»Ora Ibrahim ha un cellulare, può fare e ricevere telefonate, ma per motivi di sicurezza e di privacy è preferibile non divulgarne il numero. Scrivergli invece lo aiuterebbe tantissimo a vincere l'isolamento e il senso di abbandono che un palestinese senza patria, che ha già scontato tutta la sua pena, vive, privato dei diritti civili e in pericolo di vita.Ricordiamo l’indirizzo: C.R.I. C.P.T di Ponte Galeria, via Portuense 1680, km 10.400 - 00148 – Roma.La sua possibilità di comunicare con il mondo esterno dipende da noi e dalla nostra solidarietà concreta. Dal 9 aprile 2008 è rinchiuso nel CPT senza un soldo, senza credito nella SIM che non sia quello di qualche volontario che da fuori lo ricarica, senza una penna e un foglio di carta per scrivere e, ovviamente, senza poter comprare francobolli per inviare la posta. Qualcuno di noi gli ha mandato dei soldi, ma le nostre risorse stanno per esaurirsi: siamo tutti proletari! La cosa più urgente da fare, quindi, è sostenerlo economicamente.E' possibile mandargli soldi per e-mail (c'è un ufficio postale al CPT) tramite le poste, ma il costo dell'operazione è di 10 euro, oppure si può fare un bonifico su Conto Banco Posta, la cui intestazione e le coordinate vi saranno comunicati in risposta a una vostra mail all’indirizzo: ibrahim65_1@libero.it. Si possono per ora organizzare localmente iniziative di informazione e solidarietà (cene ecc.), per far fronte alle spese (legali e di sopravvivenza). Ora Ibrahim è tornato in possesso dei suoi effetti personali (biancheria, asciugamani e altro).Circa l'attuale situazione giudiziaria, abbiamo un po' di tregua: il ricorso alla Corte Europea per i diritti umani, presentato dall'avvocato Sandro Clementi, è stato inoltrato. Ciò presumibilmente comporta la sospensione del provvedimento di espulsione e rimette al governo italiano la facoltà di decidere in tal senso. Poichè noi tutti possiamo immaginare cosa potrà decidere il governo italiano, non è il caso di cullarsi negli allori. Non sarebbe la prima volta che l'Italia si prende una "strigliata" da Strasburgo e una stretta di mano dagli U.S.A. Anche il passaggio legale in Italia, col ricorso al Giudice di Pace di Perugia (Avv. Catterina Calia e Carla Archilei) e la richiesta di asilo politico (Avv. Gianfranco Pagano e Francesco Romeo) è stato compiuto. Quel che gli avvocati potevano fare lo hanno fatto e lo stanno facendo, ma non nascondono un certo pessimismo per le sorti di Ibrahim.Nel decreto del prefetto di Perugia si motiva l'espulsione di Fatayer, sostenendo che è soggetto "socialmente pericoloso". Noi che lo abbiamo conosciuto sappiamo che è una persona piena di umanità e nei 3 anni di libertà vigilata a Perugia ha tenuto una condotta irreprensibile, ma non c'è nessuno, tra "quelli che contano", disposto a testimoniarlo pubblicamente.In questa impasse legale spetta ai compagni e più in generale alle forze democratiche mobilitarsi per far sentire concretamente la solidarietà ad Abdellatif e l'obbiettivo di questa campagna deve necessariamente estendersi al diritto di cittadinanza, l'unico che possa offirgli, almeno sulla carta, una garanzia di incolumità e la possibilità di condurre una vita dignitosa.In questura, infatti, gli hanno detto che era un clandestino, non aveva trovato una moglie italiana, non aveva trovato un lavoro in regola (come poteva, senza documenti?) e che lo avrebbero mandato in un cpt e poi espulso.Clandestino, dopo vent'anni di galera e tre anni di obbligo di firma in Italia.Clandestino per la cosiddetta "società civile" non certo per la digos e i servizi segreti, che gli stavano col fiato sul collo anche quando era al lavoro.Clandestino solo di fronte alla legge.Clandestino per chi?Abdellatif Ibrahim Fatayer, per la società "civile" è nato clandestino, perché nato nel campo profughi di Tal El Zatar. Aveva 11 anni quando quel campo di "clandestini" fu attaccato dai falangisti libanesi e dai siriani di Assad. In quell'attacco furono massacrati 1.600 "clandestini" palestinesi e altri 4.000 furono feriti, ma erano "clandestini", ossia non avevano diritto di esistere.Ibrahim in quella guerra ha perso quasi tutta la sua famiglia; a 11 anni i falangisti libanesi gli hanno ammazzato il padre davanti agli occhi in una delle esecuzioni sommarie attuate durante la deportazione di quel campo e a 13 anni si è arruolato nel FLP per liberare il suo popolo. "E adesso questo qui vorrebbe anche il riconoscimento di rifugiato?"Fanno accapponare la pelle certi media e siti internet nazionali e internazionali. La propaganda sionista lo vuole morto. Alla disinformazione bisogna opporre controinformazione, contribuire come si può alla mobilitazione e cercare di estenderla per arrivare in tanti a un presidio partecipato davanti al c.p.t. di Ponte Galeria. Ma non abbiamo più molto tempo e questa è un'iniziativa che dobbiamo costruire insieme, facendo appello soprattutto ai compagni di Roma. Rinnoviamo pertanto l'invito a contattarci all'indirizzo ibrahim65_1@libero.it e a far circolare il più possibile questo blog.Ci vogliono azioni di solidarietà concrete e farci sentire da vicino.CHIUDIAMO QUESTI LAGER!LIBERTA’ E INCOLUMITA PER ABDELLATIF IBRAHIM FATAYER!SIAMO TUTTI CITTADINI DEL MONDO!oppureSIAMO TUTTI CLANDESTINI!eSIAMO TUTTI PALESTINESI!