LIBERI DI CREARE

Andrea Tabacco


Andrea Tabacco  Nato nel "ribelle" 1977 a Salerno nel Rione Mutilati, capisce subito che l'arte è il destino della sua vita: da una finestra vede l'Acquedotto Medievale, dall'altra il Castello e le Mura Arechiane (e a cento passi da casa c'è il Duomo), che gli ispireranno l'amore per la storia e l'arte della sua città. Se si aggiunge che i suoi genitori sono due ex splendidi sessantottini culturalmente e moralmente emancipati dalla stantio "clima" locale...inevitabile che la sua vena artistica esploda già all'età di quattro anni! Vittime predestinate dei suoi primi "scherzi" artistici sono le scatole di giocattoli e le pareti di casa, imbrattate senza pietà manco fossero quelle dell'attuale trincerone. In assenza di modelli e di adeguati studi artistici, egli prosegue la sua attività riproducendo quadri famosi o figure trovate sui giornali. E' del 1988 la scoperta, con conseguente amore a prima vista, dell'arte degli Impressionisti francesi ma soprattutto di Vincent Van Gogh, nel cui tratto nei cui accostamenti cromatici Andrea si riconosce, trasportando un tratto decisamente "olandese" nei già tormentati paesaggi cilentani di Marina di Camerota, che per circa un decennio sarà il suo "rifugio" e fonte d'ispirazione. Su questa linea d'onda, Andrea disegna (la pittura verrà anni dopo) paesaggi di tutti i formati, preferibilmente a china o carboncino, in cui viene scelto l'utilizzo del bianco e nero o della seppia perchè estremamente essenziale ed istintivo, quasi primitivo (e le numerose grotte paleontologiche camerotane sono spesso soggetto delle sue opere); ma anche la figura umana viene ampiamente trattata, ora stilizzata come elemento dei paesaggi, ora come soggetto ben trattato nei suoi particolari (nell'estate 1992, per sbarcare il lunario...gratuitamente, disegna almeno un centinaio di bagnanti).Nello stesso periodo, l'artista si iscrive e frequenta con buon profitto il Liceo Classico a Salerno, ma dopo un breve periodo ad Architettura in cui capisce che la rigida metodica non fa per lui, non osando approdare all'Accademia o in qualche studio privato, "capisce" che la carriera di autodidatta potrà giovargli, ed opta per la più comoda facoltà di Lettere e Filosofia, alla quale s'affeziona così tanto...da frequentarla ancora adesso! Si iscrive, inoltre, all'Associazione Culturale "Il Centro Storico" e comincia a coltivare la passione mai sopita dall'infanzia per i monumenti artistici della sua città, cimentandosi in interessanti guide turistiche.  Nel periodo 1999-2002, visita in varie parti d'Italia e d'Europa importanti mostre, ed incontra artisti affermati, locali e non, le cui teorie e correnti artistiche lo convincono ad intraprendere una nuova strada, più personale. A conclusione dei propri esercizi, Andrea inaugura alcune personali e collettive, l'ultima delle quali, intitolata "Volti", nell'aprile 2009 alla Casa dei Creativi a Salerno, presso la quale segue anche un Workshop di Fumetto (altra sua grande passione dall'infanzia, ma "riscoperta" recentemente. Il suo stile cambia radicalmente dal 2006: non più piacevoli e fotografici ritratti e paesaggi, ma la ricerca della profondità, di ciò che veramente c'è nell'animo umano. Per questo, dopo lunghi anni di paesaggi, la scelta cade adesso sulle figure umane, non più ritratte perfettamente, ma immaginarie o fortemente "compromesse": dai colori irreali o talvolta violenti, dai tratti distorti, dal segno quasi infantile e quindi più "sincero". Andrea ricerca ora l'essenzialità e la forma, certe volte scomponendola col colore stesso, ma mai abbandonando il figurativo (qualche tentativo compiuto in tal senso è risultato poco convincente), in modo tale che lo spettatore non perda di vista il messaggio principale che si vuol trasmettere. La sua adesso è arte che può sembrare rozza o elementare, ma ciò è il frutto di una sua scelta, memore della lezione della scuola Simbolista (da qui l'uso dei colori), post-Impressionista (il tratto "alla Van Gogh" che ancora compare spesso, soprattutto nell'accostamento dei complementari) e dell'arte Paleolitica (l'uso del graffito, inteso anche come modo di"scavare" nella pittura, "sentendola" di più onde arrivare all'essenza della materia e del soggetto trattato); ma nel suo personale stile si sente anche un richiamo (grazie anche alle guide turistiche) alle pitture parietali mediavali, corrose dal tempo e quasi illegibili ma che conservano ancora la loro forza e freschezza.Onde poter essere il più diretto e sintetico possibile, Andrea ha scelto di utilizzare le tecniche dell'acquerello e dell'acrilico, che necessitano di una notevole rapidità d'esecuzione, di modo tale che sulla superficie pittorica (quale che essa sia) rimangano impresse le "prime intenzioni" dell'artista...o magari le "ultime", cioè il risultato di una lunga elaborazione mentale. Da qui, come dal proverbio popolare salernitano "San Matteo ha due facce" e dal tema jungiano dell'ambiguità umana, il motivo per cui gran parte dei volti dipinti appaiono come divisi in due o più "zone" di colore, e con cui ogni uomo moderno è costretto a convivere, causando nevrosi.