Un cuore spettinato

Post N° 23


Nei giorni seguenti Stefano, tornò più volte alla spiaggia, sperando di ritrovare Lisìope, ma di lei non c’era traccia. Con la barca iniziò, allora, ad esplorare tutte le insenature della costa ma non la incontrò mai. I giorni trascorrevano e la vacanza che si era preso dal mondo stava per terminare. Un misto di tristezza e vuoto colmava ora il suo cuore. “Non la rivedrò più” – pensava tra sé e sé mentre sistemava le cime della barca. Era l’ultima sera che restava lì e si era anche, stranamente, abituato a quella vita di mare. In effetti non sapeva neanche cosa lo avesse spinto ad affittare la barca: lui amava sì il mare ma visto dalla terraferma; non era certo un marinaio nello spirito. Ora, però, legava la barca al ricordo di Lisìope, al fatto che solo grazie a lei aveva potuto conoscerla, anche se per breve tempo. Il pensiero di lasciare quei luoghi ai quali si era avvicinato solo sette giorni prima titubante gli accesero lo spirito di rabbia e, vittima incolpevole di quello scatto d’ira, fu una cima che non riusciva in alcun modo a sciogliere dalla bitta: “accidenti!” – imprecò rabbiosamente. Una risata fragorosa lo colpì alle spalle. Stefano non aveva bisogno di voltarsi per capire di chi fosse quella voce. Tutto il malumore che in quei giorni lo aveva accompagnato svanì in un istante. Il cuore iniziò a battere velocemente e tutto il suo corpo vibrava per la gioia che il suono di quella voce gli aveva donato. “Un perdindirindina sarebbe stato perfetto, Stefano!” “Lisìope, che sorpresa vederti qui” disse Stefano voltandosi per salutarla. E la vide di fronte a lui, bella più che mai, che gli sorrideva con gli occhi e con le labbra tese a mostrare il candore dei denti piccini. Stefano si rialzò e senza neanche rendersene conto, la abbracciò stringendola a sé, come per sincerarsi che fosse realmente lì, davanti a lui. Poi l’educazione ricevuta lo fece subito pentire di quel gesto, così intimo, ed imbarazzato si scostò da lei.“Come sapevi di trovarmi qui?” chiese Stefano. “Veramente non lo sapevo”, rispose Lisìope, “spesso vengo a passeggiare qui al porto, mi piace fermarmi a guardare le barche che escono e rientrano; è un po’ come viaggiare con loro. Sovente mi siedo sulla banchina ed immagino di viaggi e di avventure che queste barche e i loro passeggeri stanno per intraprendere. Ora il mare è tranquillo, ma nella mia mente nascono tempeste o venti improvvisi che le sospingono verso lidi ancora sconosciuti.” “Io so che tutto ciò non è reale, so bene che ormai non esistono più luoghi inesplorati o pirati o mostri marini, ma amo sognarli e vivere quel sogno, almeno nella mia fantasia. Per esempio, vedi il motoscafo laggiù che ha appena oltrepassato il faro?” e dicendo questo, indicava una barca a motore appena uscita dal porticciolo. “Sì Lisìope, la vedo” rispose Stefano un po’ deluso dal fatto che fosse stato solo il caso a portarla da lui; per un attimo aveva creduto che anche lei lo stesse cercando. “Ecco. Chi può negarmi il piacere di credere che le due persone a bordo non abbiamo deciso di abbandonare tutto: la casa, il lavoro gli amici, per scegliere di vivere il mare?” “Forse è così Lisi” rispose Stefano che ormai era totalmente affascinato dai sogni di quella ragazza. “Cosa mi succede?”, pensò Stefano all’improvviso. “Io così reale, così pragmatico, sto realmente credendo alle parole di questa strana fanciulla”. “O forse, da un rigattiere hanno trovato una mappa con le indicazioni per giungere ad un tesoro sommerso; o forse sono in procinto di fare una battuta di pesca da offrire poi per cena ai loro amici più cari. Non vi è nulla di certo e questa idea è linfa per la mia fantasia che ama volare sulle storie degli uomini”. D’improvviso Lisìope lo guardò negli occhi ed a voce bassa gli disse: “Stefano, i tuoi pensieri sono limpidi e sappi che non è il caso, come tu pensi, ad avermi condotto a te. Io sono qui perché tu volevi rivedermi. Esistono altri modi di comunicare; forme di cui spesso non siamo coscienti e che non sono palpabili, ma non per questo meno reali. La musica, per esempio, puoi forse dire di poterla toccare? E cosa dire del vento o dei mille sentimenti che affollano ogni istante i nostri pensieri? Sono impalpabili, più leggeri e trasparenti di qualunque tessuto che l’uomo abbia mai creato, eppure esistono e nessuno ha mai osato negarli.” “Domani partirò Lisìope; sto appunto sistemando le ultime cose prima di riconsegnare la barca” disse Stefano con tristezza e guardandola negli occhi per cogliere la reazione a questa notizia. “Tu parti, vero Stefano, ma i tuoi pensieri hanno deciso di concedersi ancora una vacanza. Non sono pronti, non ancora. Loro vogliono sognare, vogliono vivere i loro sogni e forse, vogliono viverli con me.” Improvvisamente la voce del vento, il fluttuare delle onde, il verso dei gabbiani in volo, i rumori in lontananza delle barche che partivano e rientravano divennero reali, si trasformarono nella strada da percorrere per unirsi a lei, a Lisìope. “Vorrei danzare con te Lisìope, vorrei che tu prendessi la mia mano e mi conducessi nel tuo cuore a vivere questo sogno; ti prego Lisìope”, pensava Stefano mentre le diceva tutto questo. “Fallo, non lasciarmi nel mio cortile dopo aver aperto il portone che dà sul tuo giardino.” “Scusami” - proseguì Stefano - “sono uno sciocco” mentre, suo malgrado, le lacrime colmavano i suoi occhi e lentamente fluivano sulle guance. “Sei stanco amico mio, ed io voglio regalarti una nuvola su cui riposare i tuoi pensieri” disse Lisìope prendendo e stringendogli le mani, mentre avvicinava il suo viso a quello di Stefano iniziando a sfiorarlo di baci. Baci sulla fronte che scivolavano sugli occhi e chiudevano le palpebre, per poi scorrere sulle guance e da lì, proseguire sul naso dell’uomo seguendone il profilo per morire, alfine, sulle labbra già dischiuse, già pronte ad accogliere il sogno, mentre il tempo di quel bacio pareva doversi dilatare. Nessuno dei due seppe mai quanto durò, talmente erano felici di vivere quell’istante di delirio. “Fa' partire il tuo corpo Stefano, ma lasciami i tuoi pensieri e il tuo cuore; lascia che io possa coccolarli e dondolarmi in essi come i bimbi tra le braccia della madre che con amore dona loro il seno per nutrirli di sé.”  “Sì Lisi.” Fu l’unica cosa che Stefano riuscì a dire, talmente era inebriato da quel momento. “Ora devo andare, mi aspettano, ma più tardi vieni alla spiaggia a nuotare con me.” Stefano non aveva bisogno di chiedere quale fosse la spiaggia dove incontrarsi, né a che ora l’appuntamento. Lo sapeva già in cuor suo ed il tempo era diventato un elemento inutile della giornata. Nel silenzio delle parole si salutarono senza accorgersi del silenzio, di quell’assenza di rumore che suggellava la partenza: il mondo intorno parlava, cantava e suonava melodie per loro.