Dalle stelle...

Il testamento biologico


La proposta del prof. Veronesi di prevedere la possibilita`di firmare un testamento biologico personale (sul limite di terapia, non sull'eutanasia) e`l'ennesima opportunita`di fare un passo avanti di liberta`che questo cervello italiano in Italia (uno dei pochi non coinvolti nella famosa fuga forzata) offre al proprio Paese. Giuliano Ferrara la definirebbe piuttosto l'ennesimo capriccio che il partito dei pangaysti laicisti integralisti spaccia per diritto civile negato. Niente di tutto questo. Premetto che ogni riforma che aggiunge diritti a qualcuno senza toglierne a nessun altro credo sia una riforma da tentare, un avanzamento per qualunque paese democratico. Non so quale sia la sfida (ammesso che ce ne sia una) in cui Dio o Madre Natura ci hanno coinvolto mettendoci su questa Terra. Me lo chiedo di continuo, come credo faccia chiunque, compreso chi ha il dono di una solida fede. Non so se la sfida sia vivere ad ogni costo per l'indiscutibile valore che l'esistenza ha in quanto tale, come opportunita`di essere che non si puo`perdere, oppure sia vivere misurandosi con il proprio personale parametro di dignita`, scegliendo di ritirarsi dalle scene come dovrebbe fare un vecchio artista in declino, prima di diventare imbarazzante per se stesso e il suo pubblico affezionato. Proprio per quanto e`personale sia stabilire la natura della sfida, sia il parametro di dignita`di cui sopra, ci sono due strade: stabilire ancora una volta una morale dominante o lasciare la liberta` di scegliere, consapevoli che essa non esclude la liberta`di non farlo. Semplifico con un esempio: mettiamo che una persona si chieda se fare o no il testamento biologico e si interroghi su come vorrebbe essere trattata se si trovasse nelle condizioni della tristemente nota Terri Schiavo; mettiamo che profonde e rispettabili ragioni etiche o religiose le facciano ritenere non opportuno che sia lei stessa a decidere; bene, puo`benissimo non fare testamento e affidarsi alle mani dei medici e di Dio come e`sempre stato. Mettiamo pero`che qualcuno questa responsabilita`se la voglia assumere, che lo conforti, in vita, fissare il proprio parametro di dignita`entro il quale morire: perche non concedergli di prendere questa decisione, magari non per fede, ma sicuramente in buona fede verso se stesso e i propri cari? Non credo sia suicidio, non credo sia peccato e in ogni caso non credo sia il caso di porsi questa questione, perche`la confusione di peccato e reato sarebbe allora un problema di maturita`di Stato nel recepire l'invito del prof. Veronesi e quel messaggio di liberta`non potrebbe che andare al vento.