Creato da aliasnove il 10/01/2013

IL LAVORO

Nell'era della globalizzazione

 

 

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LA GUERRA DENTRO. OVVERO, VINCERE LA SFIDA DELLA DISUMANITA'

Post n°263 pubblicato il 18 Giugno 2018 da aliasnove

«Con gli occhi per terra la gente prepara la guerra». Mi è tornata in mente, quella strofa lontana, in questi giorni feroci dell’odissea dell’Aquarius, da ieri elevata ufficialmente a sistema – con Salvini che reitera la chiusura dei porti alle ultime navi di profughi in arrivo – in cui tutto, ma davvero tutto, sembra perduto: la politica, l’umanità, l’elementare senso di solidarietà, noi stessi, il nostro rispetto di noi e degli altri cancellato da un ministro di polizia che fa della pratica disumana della chiusura dei porti un metodo di governo… Mi è tornata in mente perché è quello che sento nell’aria, che leggo nelle facce, negli sguardi, nei cattivi pensieri di (quasi) tutti. Odore di guerra, e occhi a terra (lo sguardo del rancore che promette sventura).

Alla velocità della luce, in poche mosse da parte di giocatori cinici e spregiudicati, questione migratoria e logica bellica, politica dei flussi e politica delle armi si sono saldate intorno alla coppia nefasta «amico-nemico». E il confronto impari, spaventosamente asimmetrico, tra l’Italia e quel microscopico frammento di nuda vita in balia delle onde nel Canale di Sicilia si è saldato, come le due facce del medesimo foglio, col confronto muscolare, «di potenza» e «tra potenze».
Con la resa dei conti tra il Governo italiano e gli altri Stati coinvolti, Malta, Francia, paesi «alleati» e paesi «ostili».
Mentre si parla sempre più spesso, e con sempre meno pudore, di azioni militari per il controllo diretto delle coste libiche come «soluzione finale» al problema dei profughi.

È BASTATO che un rozzo capopopolo rionale o regionale come Matteo Salvini irrompesse come un bufalo nella cabina di regia governativa di un Paese non di secondo piano in Europa, perché questa saldatura tra demografia e geopolitica (tra «movimenti di popolazione» e «conflitti inter-statali») si coagulasse istantaneamente. Perché il disagio sociale virasse in nazionalismo… E nel contempo perché si rivelasse in tutta la sua estensione e profondità lo «sfondamento antropologico», chiamiamolo così, o «etico-politico» consistente nella diffusa incapacità di riconoscimento «dell’uomo per l’uomo». Nell’evaporazione di ogni pietas, com-patimento, identificazione nel dolore altrui: le basi della socievolezza che ha permesso la sopravvivenza della specie umana sostituita ora da un mortifero atteggiamento di rifiuto, diffidenza, indifferenza ostile. I cattivi sentimenti, appunto, che da sempre preparano la guerra perché dicono che la guerra è già dentro le persone, e le ha fatte proprie.

CERTO COLPISCE, nella via crucis dell’Aquarius – in questo spettacolo crudele messo in piedi per ostentare, sul palcoscenico grande come il mare, la caduta catastrofica dell’umano nel segno della «politica nuova» – la figura dell’attore protagonista: l’uomo che dopo aver assorbito in sé tutti i ruoli di governo (le gouvernement c’est moi) si permette di prendere in ostaggio centinaia di bambini, donne, uomini per giocarseli sulla scacchiera politica (come strumento di negoziazione all’esterno e di consenso all’interno) indifferente alle loro sofferenze, lasciandoli in balia del mare, come fossero cose e non persone («tortura» è stata definita). Ma colpisce ancor di più – se possibile – questo pubblico che balza in piedi ad applaudire a ogni battuta truce, a ogni dichiarazione di disprezzo, che si emoziona per le vessazioni, l’irrisione dei valori di solidarietà e condivisione, addirittura la messa in stato d’accusa della solidarietà, come colpa o reato. E se si guarda quella platea dal di fuori, non potrà sfuggire che solo in pochi, sparsi qua e là, se ne stanno a braccia conserte, senza unirsi all’orgia. E quasi nessuno si alza per fischiare.

PRENDIAMONE ATTO. Un argine si è rotto, persino tra noi, di quella comunità non grande che si è definita “sinistra”. Siamo diventati irriconoscibili a noi stessi. O meglio: tra noi stessi. Sempre più spesso, se s’incontra un compagno con cui si è condiviso (quasi) tutto e il discorso cade sui migranti e sul caso dell’Aquarius, non scatta immediata, istintiva l’indignazione, ma s’incrocia uno sguardo vacuo. Un cambiar discorso. O addirittura un moto di condivisione della politica dei respingimenti. Una voglia di limiti. Di barriere (perché «così non si può andare avanti»). O perché convertiti a un qualche «neo-sovranismo», nell’illusione falsa che ripristinando i confini possa ritornare il welfare di un tempo, le garanzie, i diritti sociali sottratti anche da parte e per colpa di chi oggi, per lavarsi la coscienza, difende a parole l’«apertura». O perché affascinati da quella vera e propria «troiata» (mi si permetta il temine caro a Cesare Pavese) che è la categoria dell’«esercito di riserva»: l’idea che i migranti siano lo strumento occulto di un qualche piano del capitale per sfondare il potere d’acquisto e la forza negoziale dei lavoratori nostrani, ignorando che quello si chiamava, non per nulla «esercito industriale», appartenente cioè a un’altra era geologica, prima che si affermasse il finanz-capitalismo, che lavora e comanda appunto non con i corpi ma col denaro. E che quella «narrativa» serve solo a giustificare la vessazione dei più poveri tra i poveri, non certo a contrastare i più ricchi tra i ricchi.

BASTA D’ALTRA parte uno sguardo alla cronologia per vedere che il vero «sfondamento» della forza del lavoro è avvenuto fin dal passaggio agli anni ’80, ben prima che iniziassero i flussi di popolazione, e ha usato come ariete non i corpi dei poveri ma la tecnologia dei ricchi, elettronica, informatica, smaterializzazione del lavoro, frammentazione della componente «manuale» che sopravviveva. Fu allora che si consumò la «sconfitta storica» del lavoro in Occidente. E il conseguente «disallineamento» tra diritti sociali e diritti umani, che invece il movimento operaio novecentesco, almeno da noi, aveva saputo tenere «in asse». Da allora quelle due famiglie di diritti – questione sociale e questione morale (o «umana») – sono andate divaricandosi sempre più, fino a oggi, quando finiscono per contrapporsi, quasi che per stare vicino ai nostri «proletari» occorresse respingere gli altri riconfigurati per l’occasione come «non-proletari». Col risultato che rischiamo di avere oggi «socialisti senza umanità» (sono quelli che stanno squassando la sinistra in Europa, fin dal cuore della Linke tedesca) e «umanitari senza socialità» (senza solidarietà sociale).

UNA SCISSIONE cui si può rimediare solo con un colpo d’ala. Con la consapevolezza, da una parte, che si possono difendere efficacemente le ragioni universali dell’umanità solo se si dimostra di voler difendere con le unghie e con i denti la ragioni sociali locali di chi, nel proprio territorio, è deprivato di reddito e diritti (se si disinnesca la trappola mortale del «perché a loro sì e a me no»). E dall’altra riuscendo a capire che mai come oggi la difesa dei migranti si salda alla difesa della pace, perché la guerra a loro finirà per trasformarsi in guerra tra noi.  Marco Revelli  il manifesto

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Commenti al Post:
EMMEGRACE
EMMEGRACE il 18/06/18 alle 17:09 via WEB
Questo articolo lo condivido in pieno. Bravo Revelli e tu che lo hai pubblicato. Buon inizio di settimana, Alias
 
 
aliasnove
aliasnove il 18/06/18 alle 17:39 via WEB
La linea che separa l umano dal disumano si assottiglia sempre di più... siamo tutti coinvolti anche io condivido questo pensiero del sociologo Revelli. Grazie Grace a presto
 
e_d_e_l_w_e_i_s_s
e_d_e_l_w_e_i_s_s il 18/06/18 alle 18:19 via WEB
Premetto che non ho votato nè voterò Salvini. Premetto anche che ho sempre creduto che immigrazione= integrazione, ma che quando l'immigrazione giunge a livelli esagerati non sia più possiibile parlare di integrazione.
Leggo l'articolo che proponi e di primo acchito mi si stringe il cuore a pensare a quegli occhi a terra, all'odore di guerra, alla mancanza di solidarietà verso 'sti poveri derelitti. Poi però penso che è ora di basta con la pietas...abbiamo dato oltre le nostre possibilità.
Soffermandomi su alcuni commenti che spopolano a fronte delle ultime scelte del 'governo del cambiamento' scopro che fra noi italiani ce ne sono parecchi che plaudono alla scelta definita scellerata, crudele, disumana dell'attuale nostro ministro dell'interno, l'innominabile ^___*
Buona serata, Alias!
 
 
aliasnove
aliasnove il 18/06/18 alle 19:47 via WEB
Concordo con il tuo commento Elena... ma è il metodo fascistoide di Salvini che mi preoccupa che mi pare sempre in campagna elettorale.... non si risolve questa gravissima situazione seminando odio... purtroppo è una brutta china e un argine è stato superato... non facciamo che si ripetono le tragedie del novecento con le leggi razziali anche se secondo me le avvisaglie ci sono tutte... e il quadro peggiora anche per la grave assenza della sinistra con i suoi valori di solidarietà e ideali. Ciao Elena buona serata anche a te
 
lascrivana
lascrivana il 18/06/18 alle 23:33 via WEB
La pietà è merce rara, e a volte non la ritrovi nemmeno con i parenti; pensa se è possibile riscontrarla nei confronti di un popolo straniero. Il mondo ha sempre fatto differenze tra bene e male; quindi nessuna meraviglia.
 
 
aliasnove
aliasnove il 20/06/18 alle 12:57 via WEB
purtroppo oggi è sempre più difficile restare umani... il ducetto Salvini ne ha sparata un 'altra.... il censimento dei rom, ma per adesso è solo propaganda perché è anticostituzionale!!! ciao Laura a presto
 
woodenship
woodenship il 19/06/18 alle 01:47 via WEB
Una lettura che non si può non condividere:ci stiamo specchiando nei tanti volti di migranti che si appressano a noi.E stiamo voltando la faccia da un'altra parte,prima di tornare a colpirli:si era data via libera alle ong perchè si voleva che si evitassero tragedie come quella verificatasi vicino alle coste di Lampedusa,con la morte per annegamento di centinaia di naufraghi donne e bambini inclusi.Ma,evidentemente si ha la memoria corta.O,meglio:qalcuno col pelo sullo stomaco ha deciso di banchettare con quei cadaveri,rivendendoli nelle vesti di tranquilli turisti.E noi le vere vittime di questi sbarchi"vacanzieri".Il linguaggio,è qua che ha sfondato questa destra becera,reazionaria e xenofoba........Grazie per la riproposizione di questo articolo.........Un abbraccione.......W......
 
aliasnove
aliasnove il 20/06/18 alle 12:58 via WEB
condivido il tuo commento Wood... ciao a presto
 
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