Disegni calcio a 5

Separazione dalla Scozia ed abbandono dell’Europa


Che la Gran Bretagna abbia dei problemi, ed anche seri, non né cosa nuova. Il comparto produttivo industriale, un tempo suo vanto, si è ridotto all’ombra di ciò che era un tempo. Regge ancora la piazza finanziaria di Londra, anche perché saldamente difesa dal Governo di David Cameron e perfettamente conscia di quanto beneficio possa trarre dal non aver adottato la Tobin Tax.Adesso (Berlino: - ) due grandi problemi stanno arrivando a conclusione.Tra due anni dovrebbe tenersi il referendum che potrebbe sancire il divorzio consensuale tra Scozia ed Inghilterra, due enclavi differenti per retaggio storico, tradizioni culturali, sistemi economici e, cosa non da poco, mentalit . Pur tuttavia con molti elementi condivisi e profondamente radicati. Sembrerebbe quindi molto verosimile che una separazione definitiva potrebbe sia preservare e consolidare le ambizioni autonomiste scozzesi, che hanno una tradizione storica di tutto rilievo, sia rinsaldare quei rapporti di osmosi collaborativa adesso alquanto offuscati da una convivenza che molti sentono coatta. Tutto sembrerebbe deporre per uno di quei casi nei quali la chiarezza istituzionale concorra più a rinsaldare che a dividere.Sotto la cenere cova anche un sentimento popolare sempre più ampiamente diffuso non tanto avverso all’Europa di per sé, quanto piuttosto al suo modo di concepirsi e di reggersi. Se solo un misero 19% degli inglesi é contento degli attuali rapporti con l’Europa, il 49% vorrebbe che i patti fossero rinegoziati, ma solo il 34% vorrebbe lasciarla tout court.Il nodo consiste nel fatto che il contenuto di questi trattati non risponde più alla situazione attuale.Si notano segni sempre più evidenti di insofferenza nei confronti dei paesi del Meridione europeo, incapaci di darsi una stabile e robusta direzione politica, che affronti una volta per tutte la riduzione delle spese correnti riportando bilanci in pareggio e debito in via di rimborso. Più che considerazioni economiche in senso stretto sembrerebbero pesare giudizi politici e, tutto sommato, di affidabilit . Partner con i quali non si vorrebbe più a lungo avere a che fare., Similmente, inizia a crescere l’insofferenza verso la deriva autocratica, ove i potentati economici e politici governano attraverso il corpo dei burocrati e dei funzionari europei, ai quali demandano il compito di stabilire normative coercitive. Se si comprende appieno la necessit che un qualcuno sia intervenuto ed intervenga surrogando ciò che sarebbe stato compito dei Governi di alcuni stati, si valuta nel contempo la scarsa chiarezza e trasparenza di questa operazione. Operazione che, una volta avallata anche con il solo silenzio, potrebbe anche ritorcersi contro in un futuro più o meno lontano, ma comunque pur sempre percepito come possibile.Tutte queste problematiche sono ulteriormente complicate dal fatto che i liberaldemocratici di Nick Clegg, i voti dei quali sono indispensabili al sostegno del Governo Cameron, non intenderebbero rinegoziare alcunché con l’Europa, rinegoziazione cui invece protenderebbe quasi una settantina di deputati conservatori, pressati dai propri elettori.Quindi, situazione fluida ad evoluzione incerta, ma certamente da tenere sotto stretta osservazione.Anche perché ritornano a prender corpo in Europa parole che molti consideravano desuete: “volont degli elettori” e “referendum“.Teste Libere. 2012-10-15. Scozia e Inghilterra si accordano sul referendum per la secessione.Il primo ministro britannico David Cameron e il primo ministro scozzese Alex Salmond stanno per incontrarsi nella sede del parlamento scozzese a Edimburgo, per firmare un accordo che dar il via al referendum per l’indipendenza della Scozia. Il referendum si terr nel 2014, probabilmente in occasione del 700simo anniversario della battaglia di Bannockburn, quando gli scozzesi guidati da Robert the Bruce sconfissero gli inglesi., Se al referendum vincesse il Sì, la Scozia tornerebbe ad essere una nazione indipendente dopo 300 anni di unione con l’Inghilterra. Scozia e Inghilterra sono state sotto un unico monarca dal 1603 e hanno condiviso un unico parlamento dal 1707. Nel 1999, in seguito a un referendum, la Scozia ottenne un proprio parlamento, ora guidato dal Partito Nazionale Scozzese.Non si sa se in caso di secessione la Scozia entrerebbe nell’Unione Europea.Giornalettismo. 2012-10-24. L’Inghilterra vuole uscire dall’Europa? David Cameron affronta oggi in Parlamento la rivolta dei parlamentari conservatori: “Vogliamo il referendum” Sono ore molto difficili per il primo ministro inglese David Cameron. L’inquilino della casa al numero 10 di Downing Street deve confrontarsi con quella che i media inglesi chiamano “la più pericolosa rivolta della sua premiership”: sono quasi 70, ad oggi, i parlamentari del Partito Conservatore che vogliono votare una mozione parlamentare – di nessun valore legale, in sé: ma simbolicamente molto importante – che chiede l’istituzione di un referendum popolare per chiedere ai cittadini se l’Inghilterra debba o non debba rimanere nell’Unione Europea sconvolta dalla crisi finanziaria nei paesi del Vecchio Continente. Italia e Grecia i grandi accusati, messi sotto stretto controllo dai grandi d’Europa; Francia e Germania a pilotare la barca: quale ruolo per l’Inghilterra, che non fa neanche parte dell’euro? “TACI!” – Il primo ministro Cameron ha passato la giornata di ieri a litigare proprio sul punto. La prima pagina del Guardian di oggi riporta le notizie del furioso litigio fra il premier inglese e il presidente francese Nicolas Sarkozy. “Siamo stanchi di te, non fai altro che criticare. Dici che non ti interessa nulla dell’Euro e poi pretendi di interferire nei lavori dell’incontro. Hai perso una buona occasione per stare zitto”, gli avrebbe detto il capo di Stato francese, accusandolo di avere un atteggiamento distruttivo nei confronti del dibattito europeo. David Cameron ha preteso che anche i paesi che non adottano l’euro come moneta, appunto l’Inghilterra, possano avere voce in capitolo sul pacchetto di salvataggio degli stati in difficolt , perché tale misura avrebbe “sensibili conseguenze” anche sui paesi non-euro; è riuscito a strappare solo la partecipazione di tutti gli stati europei al vertice che decider del pacchetto., IL REFERENDUM – Tornato in patria, però, le gatte da pelare non sono finite: da settimane monta sul web e sui blog del Partito Conservatore il sostegno alla mozione che chiede al governo di calendarizzare il referendum.La Camera impegna il governo a introdurre un provvedimento nella prossima sessione del parlamento per preparare un referendum nazionale che chieda se il Regno Unito a) debba restare nell’Unione Europea nei termini attuali b) debba lasciare l’Unione Europea c) rinegoziare i termini del proprio coinvolgimento per creare una nuova relazione basata sul mercato e sulla cooperazione Il governo ha chiesto al gruppo parlamentare ai comuni di imporre una “whip di terzo livello”, che in gergo parlamentare significa l’obbligo per tutti i parlamentari del gruppo di essere presenti e di votare secondo le indicazioni dell’esecutivo – che ha ovviamente espresso parere negativo alla mozione. Chi diserta potrebbe dover sopportare gravi conseguenze, fra cui l’espulsione dal gruppo parlamentare e dal partito.LA RIVOLTA – Sono oltre 75 i membri del gruppo parlamentare conservatore che hanno chiesto libert di voto: “Vogliamo solo rappresentare i nostri collegi”, dicono i parlamentari promotori della mozione, che spiegano come l’impulso per questa iniziativa sia partito direttamente dal basso, dai cittadini; e che il Partito non possa rimangiarsi le proprie promesse elettorali, quando giurò che avrebbe preso in considerazione ogni proposta che arrivasse dagli attivisti. Il Times ha gi chiesto agli elettori, mediante sondaggio, come voterebbero: prevedibilmente a prevedere è l’opinione di mezzo, quella della rinegoziazione.In ballo c’è anche l’assetto della coalizione di governo, visto che i liberaldemocratici di Nick Clegg, senza i quali il governo non ha la maggioranza in Parlamento, hanno fatto sapere che con l’euroscetticismo conservatore non vogliono avere nulla a che fare: “Ogni decisione in materia è fuori discussione”, ha dichiarato il vicepremier, appunto Clegg. Il voto contrario alla mozione è dunque scontato, visto “il supporto dei laburisti e dei liberaldemocratici” alla mozione del governo; ma se oltre 70 parlamentari conservatori riuscissero a votare contro il gruppo, azzerando la maggioranza di Cameron ai Comuni, il premier inglese dovrebbe rapportarsi con una rivolta senza precedenti, proprio in casa sua.