MILANO (Reuters) - Fatturato stagnante, redditivit in calo, perdita di competitivit e una struttura finanziaria diversa, meno dipendente dalle banche.
Nata nel 1962, la consueta indagine "Dati cumulativi di 2035 societ italiane" a cura di Mediobanca, delinea quest'anno un quadro delle societ italiane fra i più severi della sua serie.
Guardando al fatturato, l'insieme delle aziende del campione ha visto nel 2012 un lieve incremento sul 2011, valore che resta inferiore anche se di poco (-0,2%) alle vendite del 2008. Il dato è risultato di una flessione dello 0,6% delle vendite domestiche (-5,8% sul 2008) e di una crescita del 4,9% delle esportazioni (in crescita di 13,6% sul 2008).
Note dolenti i margini. Se fino al 2009 redditivit e fatturato si sono mossi in parallelo, da quell'anno a una ripresa dei ricavi è seguita la contrazione - o una minore crescita - dei margini, con punte particolarmente rilevanti nell'industria energetica. Nel 2012 il margine industriale netto delle grandi imprese è calato di 16,9% sull'anno precedente e di ben 36,8% rispetto al 2007. Un andamento spiegabile in parte con il diverso contesto internazionale che non consente di scaricare sui prezzi costi di prodotti a scarso valore aggiunto, in parte con dinamiche interne ai grandi gruppi che spesso preferiscono realizzare una buona parte dei margini all'estero.
Di rilievo è l'andamento dei grandi gruppi, che fanno peggio di tutti gli altri aggregati mentre regge la piccola e media impresa: in generale dove c'è tenuta è per un progresso dell'export spesso abbinato alla difesa dei mercati interni.
Nel 2012 è però balzato di quasi 50% il risultato netto a fronte di componenti straordinarie (maggiori dividendi, riduzione degli oneri straordinari e plusvalenze da cessioni).
Il tax rate si conferma negli anni attorno a 30%, con una costante: l'aliquota dei grandi gruppi è sempre notevolmente inferiore a quelle delle medie imprese.
OCCUPAZIONE IN CALO PER IL QUINTO ANNO CONSECUTIVO
A frenare il calo dei margini non è bastata la voce occupazione che anche nel 2012, e per il quinto anno consecutivo, è calata. Lo scorso anno il decremento è stato di 0,9%, valore che porta il deflusso di addetti dal campione a 70.000 unit dal 2008. Nel 2012 il dimagrimento è stato più netto nelle imprese pubbliche (-2,3%), ma anche il terziario, solitamente indicato a baluardo dell'economia italiana, segna un calo (-1,5%) più accentuato che la manifattura (-1,1%).
Nonostante la riduzione degli addetti, rispetto al 2003 le imprese manifatturiere hanno perso 4,4 punti di competitivit . L'aumento del valore della produzione per addetto è stato del 20,3% a fronte di una crescita del costo del lavoro del 24,7% (in linea all'inflazione nel periodo). Il calo delo valore della produzione per addetto nel solo 2012 è di 3,1%, con il costo del lavoro sceso di 0,2%.
Mostrano guadagni di competitivit solo il meccanico ed elettronico (+1,5 punti), ma grazie alle produzioni che non riguardano i mezzi di trasporto (+4,9 punti). Tra le maglie nere editoria e stampa che dal 2003 perde 26 punti di competitivit (15,5 punti nel solo 2012) e la meccanica che opera nei mezzi di trasporto (-10 punti) dove la perdita è avvenuta in presenza di aumenti salariali pari a meno della met della manifattura (+11,6% contro +24,7%) ma comunque eccessivi data la modesta crescita del valore delle produzioni per addetto (solo +1,8%).
Nel 2012 il settore mezzi di trasporto ha recuperato competitivit (+2,1 punti su anno) grazie alla forte caduta del costo del lavoro (�5,8%) che è stata superiore a quella della produzione pro capite (�3,7%).
MENO DEBITI CON LE BANCHE
Nel 2012 è salito il rapporto tra debiti e mezzi propri (99,1% da 95%) e la quota a breve è caduta dal 46% del 2003 al 37% del 2012 con un costo del debito pressoche invariato.
I rapporti di finanziamento con societ consociate sono rimasti al 35% del totale, in linea con i valori di inizio periodo. E' invece cresciuta dal 12% al 23% la parte costituita da raccolta obbligazionaria.
Il credito bancario nell'arco del decennio ha visto invece cadere la propria rilevanza dal 48,4% al 33%. In termini assoluti le erogazioni degli istituti di credito sono cresciute di 11,1 miliardi, ma avrebbero dovuto essere di oltre 50 miliardi superiori per mantenere invariato il peso bancario sul debito finanziario complessivo. Nel solo 2012 l'esposizione verso le banche si è ridotta per 6,3 miliardi.
Si segnala che nel 2012 i debiti finanziari verso consociate (118,8 miliardi) hanno superato quelli verso il sistema bancario (111,3 miliardi), anche per effetto di finanziamenti erogati da finanziarie estere che operano raccolta sui mercati internazionali per le esigenze del gruppo.
INVESTIMENTI INDUSTRIALI, 7 MLD MANCANO ALL'APPELLO
Gli investimenti tecnici, infine, sono cresciuti marginalmente nel 2012 di un magro 0,9% ma se guardiamo ai valori del 2003, gli investimenti sono del 22,7% inferiori per un totale di 7 miliardi di euro in meno a valuta costante.
L'indagine, curata dall'ufficio studi della banca, riguarda le sole attivit italiane facenti capo a 2035 imprese, fra cui tutte le industriali con oltre 500 addetti, un campione che rappresenta il 50% del totale della manifattura. L'indagine esamina la porzione italiana dei grando gruppi, quindi il 12% del loro fatturato costituito dalle vendite in Italia e il 23% che viene esportato, tralasciando il 65% realizzando negli impianti esteri.
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