fugadallanima

pescatore e pesci


Quando ero piccola, molto piccola, quattro o cinque anni, non di più, mio padre mi portava a pescare. A pescate  lungo il fiume, di notte.Si saliva per  l'argine tra le erbe alte e si scendeva verso la sponda dove le erbe erano più alte ancora.Lui davanti a calpestarle per "fare il sentiero " ed io dietro.Poi si arrivava "alla posta". Generalmente lo spiazzo era pulito perchè era lì che quasi tutte le sere lui veniva a pescare.Pescava con la canna, quella in bambù, non le moderne super leggere e tecnologiche di oggi; canna, bava, amo, esca.Era molto buio perchè nelle notti di luna il pesce non abbocca.Lui aveva il suo seggiolino in legno e tela richidibile ed io sedevo sulla cassetta rettangolare dove custodiva tutto il necessario per la pesca.Ero piccola, ma andare a pescare con papà mi faceva sentire grande, di notte poi eradavvero una cosa da grandi.Non ci si andava spesso e quelle sere erano magiche.Il fatto che mi prendesse con sè perchè la mamma doveva occuparsi del fratellinoappena nato non faceva parte dei miei pensieri.Mi prendeva con lui perchè ero "grande".E mi insegnava i segreti della pesca.Pe prima cosa ci vuole pazienza, tanta pazienza. Pazienza e silenzio: non battere ipiedi sul terreno, il pesce non ti deve sentire.Prepara la canna con calma, controlla che il filo non si aggrovigli, sistema l'amosecondo la misura del pesce che vuoi prendere.E l'esca deve essere fissata bene, deve coprire tutto l'amo, non si deve sfilare, deveessere appetitosa.L'esca per attirare il pesce, l'amo per acchiapparlo, la bava per trascinarlo a te e lacanna per controllare il tutto.Il lancio sull'acqua d'argento e l'attesa.....Mai avere fretta, resta lì che il pesce abbocca da solo, tu non devi fare niente, soloaspettare.Se si attarda muovi un pò il filo, sposta dolcemente l'esca e continuamente tienid'occhio il galleggiante.Tutto qui, pazienza  e attesa, attesa e pazienza ed pesce arriva da solo.E restavo in silenzio accanto a lui per ore a guardare il piccolo galleggianteleggermente luminoso che stava fermo o andava secondo corrente.Il tempo passava, dopo un pò un nuovo lancio ed ancora consigli sussurratisommessamente come a raccontatare un grande segreto.E quando abbocca, quando vedi il galleggiante andare sotto, un colpo secco, unostrappo e poi, allenta di nuovo.Serve per "illamarlo " bene. Ora è solo questione di abilità.Si sente ferito e cerca di allontanarsi da ciò che gli ha fatto male. Dai acqua, allenta ilfilo, lascialo andare.Pazienza, pazienza, ecco, adesso che si è calmato, lentamente, mi raccomandolentamente comincia a recuperare la lenza, un giro di mulinello e aspetta, ora due girie cerca di saggiare piano la resistenza. Non forzare, arriverà da solo, basta aspettare.E i movimenti erano lenti, lentissimi e le parole altrettanto lente a seguire i movimentidelle mani.Ecco adesso è quasi a riva, lo sciabordio leggero dell'acqua: ancora un piccolo sforzo.  Il guadino immerso lentente nell'acqua ad accoglierlo per poi dolcemente sollevarlo eposarlo sulla riva.Quasi un gesto d'amore.Ero piccola, che il pesce fosse destinato a morire non era un pnsiero.Da grande non ho mai pescato, anche la morte di un pesce mi causa doloreDa grande non ho mai pescato pesci, mai.Adesso però stò pescando.....Attento pesciolino