Vi presento Fulvia

Abbiamo parlato..


….io e Gloria, l’altra sera in occasione della partita del torneo di calcetto,ci vediamo ogni settimana,ormai è un appuntamento fisso. La vedo arrivare con suo marito e sua figlia Valentina….Gloria è piccola ,il viso paffuto e un dolce sorriso stampato sulle labbra; nel vederli arrivare, tutti i ragazzi in fase di riscaldamento si accalcano a salutarli, si fanno i dovuti scongiuri per la partita poi , alcuni di loro, compiono quel gesto che da alcuni mesi anticipa l’inizio di ogni partita: alla recinzione metallica che passa dietro la panchina delle riserve si appende la maglia di una divisa….quella di Alessandro. Alessandro faceva parte, come riserva, della squadra capitanata da mio figlio, dico faceva perché l’11 gennaio scorso, dopo una tranquilla serata tra amici, mentre faceva rientro a casa, un incidente d’auto ha fermato per sempre la sua vita, aveva solo 23 anni.. Eppure, nonostante siano passati solo pochi mesi, con grande forza Gloria, ogni settimana, viene a vedere i suoi ragazzi…si dirige verso la panchina dove sono seduta, ci sorridiamo, ci abbracciamo forte….non riesco a chiederle “come stai?”, mi sembra una domanda stupida e in fondo anche crudele….voglio che il parlare di quello che è successo, sia una sua esigenza e non una forzatura….e poi cosa posso aspettarmi che risponda? Mentre seguiamo la partita, parliamo del più e del meno fino a quando Marco, mio figlio, segna la prima rete; Marco, per la sua stazza gioca da difensore ma non disdegna,quando si presenta l’occasione, di compiere qualche prodigio sempre frutto delle sue micidiali ”gheghe”, tiri calciati con una potenza tale da diventare praticamente imprendibili. Marco e Alle sono cresciuti insieme, e per colpa di quelle gheghe, in cui anche Alle era maestro, io e Gloria abbiamo dovuto risarcire per i vetri rotti,tutti gli inquilini del primo piano….un vero macello! E’ stato proprio questo ricordo a innescare qualcosa ; Gloria inizia a parlare , a poco a poco quel sorriso si spegne e dagli occhi ,pieni di lacrime , traspare un dolore senza fine. “Sto malissimo” mi dice “mi sforzo di andare dallo psicologo,al lavoro, di uscire con gli amici ma mi ritrovo sempre più spesso a piangere…sto male nel non vedere una sola lacrima uscire dagli occhi di mio marito…forse lo fa per me o forse non vuole accettare la realtà …vedo Valentina crollare , forse quella campana di vetro nella quale si è isolata da quel giorno maledetto si sta aprendo, a fatica, ma si sta aprendo”.Una lunga pausa per contenere le lacrime poi col suo sorriso e lo sguardo rivolto al campo di gioco, continua “….questi ragazzi sono stati e continuano ad essere eccezionali…quando vado a trovare Alle mi rasserena costatare che da poco sono passati loro…..lo capisco da quel vago odore di birra …..quel goccio che ogni tanto versano sulla terra ancora smossa….da quell’immancabile sigaretta lasciata lì vicina alla sua foto…mi hanno detto che serve nel caso gli venisse voglia…”. Nell’ascoltarla non oso nemmeno immaginare quanto grande sia il dolore che lacera la sua anima : immaginare di sentire la chiave nella serratura di casa, guardare, giorno dopo giorno, quel posto vuoto a tavola, quel letto sempre fatto, quella camera sempre troppo in ordine….Mancano tre partite alla fine del torneo e una sola vittoria per aggiudicarsi un posto sul podio, un risultato che nessuno, all’inizio, aveva  lontanamente sperato. Non so se per pura coincidenza o per “qualcosa d’altro” ma da quando quella maglietta viene appesa alla recinzione, i Real Rengranz non hanno più perso ne pareggiato una partita. Mi piace pensare che questo accada per quel “qualcosa d’altro”….e credo che, in fondo, sia quello che pensa anche Gloria.