La notizia era “succulenta”: un noto imprenditore locale era finito sotto inchiesta da parte della magistratura, per aver distratto fondi della Unione Europea per alcuni miliardi, destinati alla formazione professionale degli addetti della sua azienda. Fondi che, si ipotizzava, aveva utilizzato invece per pagare qualche debituccio o magari per cambiarsi il Ferrarino e portare l’amante in Costa Azzurra. Il capocronista, a cui il nerista l’aveva “portata” su un piatto d’argento, a sua volta l’aveva “presentata” al caporedattore come la notizia del giorno. Durante la riunione di redazione tutti d’accordo: meritava l’apertura della prima. Non avevano fatto i conti con il direttore, il quale aveva ricevuto una telefonata dal presidente dell’associazione imprenditoriale a cui era iscritto l’imprenditore sotto accusa. Il presidente, in ottimi rapporti con il direttore, aveva richiesto – papale papale – la “cancellazione” della notizia dal numero del giorno dopo. In pratica il giornale avrebbe dovuto snobbare la notizia come inconsistente o infondata e non pubblicarla. Il direttore, che a differenza di alcuni suoi idealisti cronisti, conosceva già bene come funzionano i giornali, non cadde dalla sedia né si mostrò scandalizzato. Pragmaticamente, fece presente che certe cose non si fanno per niente. Ma il presidente dell’associazione se l’aspettava e aveva già pronta la proposta: 100 milioni di pubblicità comprata dalle sue aziende sul giornale. L’affare si fece in quattro e quattr’otto e infatti la notizia non uscì il giorno dopo sul giornale. Ma il direttore si era “dimenticato” – volutamente – di avvisare l’associazione di categoria che se non avessero fatto la stessa offerta anche agli altri giornali, la notizia sarebbe comunque uscita da qualche altra parte. E così fu: i soldi dell’imprenditore finirono nella casse del giornale, ma furono buttati via. Ufficialmente il giornale prese un “buco” (non aveva la notizia mentre i concorrenti sì), ma aveva quei 100 milioni in cassa che gli altri non immaginarono nemmeno. Un passo indietro al giorno prima: i direttore mise a parte della cosa il caporedattore, il quale ne informò il capocronista, il quale fece capire al suo cronista di nera che la notizia non sarebbe uscita. Questi cominciò a litigare con il suo capo ma trovò un muro: tutti avevano capito la situazione tranne il cronista. Morale, direte voi? A volte anche la morale è positiva. Quel cronista incazzato perché ci teneva a vedere pubblicata la sua notizia, oggi è direttore di un noto giornale. Mentre gli altri sono scomparsi dall’orizzonte, relegati in ruoli minori o addirittura usciti dal mondo del giornalismo.Per fortuna, non sempre – come diceva mia nonna – “chi più sporca la fa, diventa priore”.
PUBBLICITA’-REGRESSO
La notizia era “succulenta”: un noto imprenditore locale era finito sotto inchiesta da parte della magistratura, per aver distratto fondi della Unione Europea per alcuni miliardi, destinati alla formazione professionale degli addetti della sua azienda. Fondi che, si ipotizzava, aveva utilizzato invece per pagare qualche debituccio o magari per cambiarsi il Ferrarino e portare l’amante in Costa Azzurra. Il capocronista, a cui il nerista l’aveva “portata” su un piatto d’argento, a sua volta l’aveva “presentata” al caporedattore come la notizia del giorno. Durante la riunione di redazione tutti d’accordo: meritava l’apertura della prima. Non avevano fatto i conti con il direttore, il quale aveva ricevuto una telefonata dal presidente dell’associazione imprenditoriale a cui era iscritto l’imprenditore sotto accusa. Il presidente, in ottimi rapporti con il direttore, aveva richiesto – papale papale – la “cancellazione” della notizia dal numero del giorno dopo. In pratica il giornale avrebbe dovuto snobbare la notizia come inconsistente o infondata e non pubblicarla. Il direttore, che a differenza di alcuni suoi idealisti cronisti, conosceva già bene come funzionano i giornali, non cadde dalla sedia né si mostrò scandalizzato. Pragmaticamente, fece presente che certe cose non si fanno per niente. Ma il presidente dell’associazione se l’aspettava e aveva già pronta la proposta: 100 milioni di pubblicità comprata dalle sue aziende sul giornale. L’affare si fece in quattro e quattr’otto e infatti la notizia non uscì il giorno dopo sul giornale. Ma il direttore si era “dimenticato” – volutamente – di avvisare l’associazione di categoria che se non avessero fatto la stessa offerta anche agli altri giornali, la notizia sarebbe comunque uscita da qualche altra parte. E così fu: i soldi dell’imprenditore finirono nella casse del giornale, ma furono buttati via. Ufficialmente il giornale prese un “buco” (non aveva la notizia mentre i concorrenti sì), ma aveva quei 100 milioni in cassa che gli altri non immaginarono nemmeno. Un passo indietro al giorno prima: i direttore mise a parte della cosa il caporedattore, il quale ne informò il capocronista, il quale fece capire al suo cronista di nera che la notizia non sarebbe uscita. Questi cominciò a litigare con il suo capo ma trovò un muro: tutti avevano capito la situazione tranne il cronista. Morale, direte voi? A volte anche la morale è positiva. Quel cronista incazzato perché ci teneva a vedere pubblicata la sua notizia, oggi è direttore di un noto giornale. Mentre gli altri sono scomparsi dall’orizzonte, relegati in ruoli minori o addirittura usciti dal mondo del giornalismo.Per fortuna, non sempre – come diceva mia nonna – “chi più sporca la fa, diventa priore”.