Precariato
Rabbiosa e violenta e la vita,
morsa da mille vermi
che la scavano fino al succo.
Marcisce fino alla radice la verità.
Rimpiazzata dalla percezione
della realtà,
impressa di un,
io accondiscendente.
Ovattato nel buio,
con conati periodici,
scavo la mia buca vicino all’oceano.
È un mare calmo quasi piatto.
Mail futuro non esiste,
in questo posto
di transenne e cantieri aperti
e chiusi,
e società di comodo e comodi tutti!
Nessun proseguimento
di quello che siamo,
la vita si ferma con noi,
paese di vecchi, e stanchi giovani.
Ma il posto migliore dove vivere,
il migliore dei tempi non è….
E scandisci la vita anno per anno,
in spazi di tempo
che sanno straziarti,
nell’attesa di un insicuro,
oramai divenuto costante.
Incitare a coincidere gli altri con noi,
che non siamo peggiori
ma diversi nello stile di vita
e nei modi di fare,
in questi anni sbagliati.
In cui tutto è attonito,
fermo,
eppure si muove all’unisono.
C.Moraldi
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UN SACCO DI COSE
Nel rumore delle macchine veloci,
ho visto la luna di giugno spegnersi piano,
senza fretta alcuna.
E rimanere li a fissarmi, invisibile, riposata e scura,
audacemente quasi a sfidarmi impertinente.
D'altronde a lei cosa gli importa della gente,
bella e intoccabile,
sfiorata appena da uno strascico d’umanità,
che oramai, non si ripete più.
Le macchine e le luci attenuano
il buio della sua faccia scura e della sua persona,
ma loro sono più simili a gente reale,
lavora nella notte, mentre tutti dormono,
in questo cado che mette paura.
Nell’ombra i motorini vecchi senza targhe, di ladri,
scippatori e di morti ammazzati, che parcheggiati goffamente,
per rimanere li, in una strada complicata e schiva,
dopo chiamate su chiamate sono sempre in questa strada,
aumentandone di numero.
La macchina passa tutti i giorni indifferente,
ma non si frema mai da queste parti,
diffidando della gente,
poliziotti la notte fermano bravi ragazzi per paura,
puntandogli pistole, facendo il loro porco comodo del cazzo,
lasciando andare spacciatori conosciuti,
che insieme a loro, sputano in faccia ad un Italia che lavora
e porta i soldi in casa con fatica.
Rumori di sirene si affievoliti nella notte,
in un caldo umido dove involontariamente
si scambia per polizia quella che invece è un’ambulanza.
E la gente nel sentirle s’impaurisce di ogni’una delle due,
per motivi diversi.
Oramai non si ha più una concezione di uno stato forte,
e i suoi pilastri sono vecchi e logori,
ma continuano a marcire, e purtroppo no c’è un ricambio,
da nessuna parte.
Claudio MORALDI