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La camera dei ricordi

Post n°43 pubblicato il 07 Agosto 2011 da furanosio
 

Mi sveglio malinconico, non ho ancora preso piena coscienza, il sonno riesce ancora a farmi percepire quell'emozione, quelle lacrime oniriche. Ho sognato stanotte, ho sognato di una casa. La mia camera dei ricordi si è aperta puntando uno spiraglio di luce su una tessera emotiva tra quelle che compongono il mio io. Era una casa al mare, era la casa al mare. Dove ho vissuto nelle estati della mia infanzia, con la mia famiglia, con i miei cugini. Sentivo la loro presenza nel sogno, quella dei miei familiari. Un calore forte, come se parte delle loro vite fosse sempre dentro di me. Eravamo davanti alla casa, non era esattamente come davvero è quella casa, ma era lei. I padroni la mettevano in vendita, noi passavamo di li, c'era mia madre e io le dissi che volevo comprarla, anche se comprarla sarebbe significato fare un passo lungo, tanto lungo. Sapevo già che avrei provato una forte emozione entrando, e tenni vicina mia cugina, lei sapeva, poteva sentire. Piansi appena entrato, piansi molto, era difficile star lì, ma entrai, mi contenevo. Girammo le stanze, sembrava avessero ridimensionato alcuni ambienti, ma la casa era lei a risvegliarmi i ricordi. Chiedevo a mia madre se quella fosse la stanza in cui dormivamo, perché le emozioni erano tante. Erano tante anche in cucina. Un armadio bianco, nella stanza dei miei zii. Ricordavo la maiolica del bagno, come fosse un motivo che da qualche parte decorava anche la mia anima. Si sentiva la vita in queste emozioni. Quella casa era mia, non ancora per proprietà quanto per vera appartenenza, condivisione.

Realizzai solo una volta sveglio che gli interni erano alterati nei ricordi, come se in qualche modo la mia psiche avesse reso quell'appartamento al mare, ancora più piacevole di quanto realmente fosse. Da piccolo le stanze, tagliate come si usava negli anni '70, mi mettevano forse una certa ansia. Adesso erano più rassicuranti, più confortevoli, anche se più piccole. Singolare il funzionamento di qualcosa che quando ero bambino non c'era certamente, che adesso i padroni avevano installato e di cui ci mostravano il funzionamento: una serie di condizionatori d'aria, controllati da uno più grosso, che inizialmente poteva far girare una corrente d'aria per la casa, monitorando così le condizioni microclimatiche delle diverse stanze e, una volta riportate le informazioni, attivava ciascun condizionatore con modalità differenti per ottimizzare l'ambiente.

Anche i padroni di casa non erano più loro ma erano pur sempre loro: dall'alto al nostro arrivo, la signora ci accolse dicendomi, che ero cresciuto, o qualcosa di simile. Non era così la vera padrona di casa, questa del sogno era più gradevole, più gentile di quella storica.

Insomma li al mare a quanto pare c'è parte della mia vita. Vorrei tornarci la notte, di tanto in tanto, per ritrovare queste mie emozioni. Lo spero.

Poi, una volta alzatomi, raccontai un po' del sogno a mia madre, che non sembrava ascoltarmi esattamente come avrei desiderato. Mi chiesi con chi è possibile davvero condividere i ricordi e le emozioni che questi ci fanno provare; chi e dove sono i testimoni delle nostre esperienze, a cui potremmo tentare di far capire persino le rimodulazioni della nostra psiche rispetto alle realtà vissute. Ripensavo a mia nonna, che continua a ripetermi che le manca tanto la sua vita nei luoghi estivi dell'infanzia. Che li ricorda spesso, che li sogna. A chi può dirlo? Lei ha perso praticamente tutti i suoi parenti di allora, quasi tutti i suoi fratelli. Tutto è destinato a rimanere solo nella nostra mente? Come dei custodi della nostra anima.

 

 

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Mila il 04/01/12 alle 16:33 via WEB
Marco, arrivato a Catania, era corso subito in riva del mare. In alto, ai margini di un precipizio, aveva visto le onde, dalle quali sprigionava un intenso profumo di iodio, infrangersi pesantemente sugli scogli. Il rumore di tale gigantesco sciabordare, cui facevano eco la baie e le insenature rocciose, lo portava ancora più indietro nel tempo, e si rivedeva bambino camminare sulla riva del mare e respirare quello stesso profumo. Provava un immenso piacere a rimmergersi in quel grande lago salato, in quel grande ventre acquatico. Periodicamente aveva bisogno di lasciarsi abitare dall’energia fluida dell’acqua del mare. Anni orsono aveva divorato il volume di Baricco: Oceano mare perché lo scrittore aveva orchestrato le sue stesse emozioni, ne aveva fatto una splendida cattedrale di suoni e parole. Da allora nessun libro era riuscito ad appassionarlo cosi’ tanto. Avrebbe finalmente rivisto l’amico Sachia l’indomani.
 
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è molto saggio quello che dici....;)
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