Creato da furanosio il 22/05/2009

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alito..

Post n°45 pubblicato il 30 Dicembre 2011 da furanosio
Foto di furanosio

Una brioche, il mare, una telefonata. Un mondo in un minuto. uno spazio illimitato rinchiuso nella palla di vetro di una città dai sapori lontani. 

 
 
 

a te..

Post n°44 pubblicato il 18 Ottobre 2011 da furanosio
Foto di furanosio

Continuo a pensare a te, alla tua gioia, alla tua giocosità, stroncata dall'irruenza di un balordo. Cercherò di portare con me solo il ricordo dell'innocenza che regalavi al mondo, piccola. Mi spiace tanto.

 
 
 

La camera dei ricordi

Post n°43 pubblicato il 07 Agosto 2011 da furanosio
 
Foto di furanosio

Mi sveglio malinconico, non ho ancora preso piena coscienza, il sonno riesce ancora a farmi percepire quell'emozione, quelle lacrime oniriche. Ho sognato stanotte, ho sognato di una casa. La mia camera dei ricordi si è aperta puntando uno spiraglio di luce su una tessera emotiva tra quelle che compongono il mio io. Era una casa al mare, era la casa al mare. Dove ho vissuto nelle estati della mia infanzia, con la mia famiglia, con i miei cugini. Sentivo la loro presenza nel sogno, quella dei miei familiari. Un calore forte, come se parte delle loro vite fosse sempre dentro di me. Eravamo davanti alla casa, non era esattamente come davvero è quella casa, ma era lei. I padroni la mettevano in vendita, noi passavamo di li, c'era mia madre e io le dissi che volevo comprarla, anche se comprarla sarebbe significato fare un passo lungo, tanto lungo. Sapevo già che avrei provato una forte emozione entrando, e tenni vicina mia cugina, lei sapeva, poteva sentire. Piansi appena entrato, piansi molto, era difficile star lì, ma entrai, mi contenevo. Girammo le stanze, sembrava avessero ridimensionato alcuni ambienti, ma la casa era lei a risvegliarmi i ricordi. Chiedevo a mia madre se quella fosse la stanza in cui dormivamo, perché le emozioni erano tante. Erano tante anche in cucina. Un armadio bianco, nella stanza dei miei zii. Ricordavo la maiolica del bagno, come fosse un motivo che da qualche parte decorava anche la mia anima. Si sentiva la vita in queste emozioni. Quella casa era mia, non ancora per proprietà quanto per vera appartenenza, condivisione.

Realizzai solo una volta sveglio che gli interni erano alterati nei ricordi, come se in qualche modo la mia psiche avesse reso quell'appartamento al mare, ancora più piacevole di quanto realmente fosse. Da piccolo le stanze, tagliate come si usava negli anni '70, mi mettevano forse una certa ansia. Adesso erano più rassicuranti, più confortevoli, anche se più piccole. Singolare il funzionamento di qualcosa che quando ero bambino non c'era certamente, che adesso i padroni avevano installato e di cui ci mostravano il funzionamento: una serie di condizionatori d'aria, controllati da uno più grosso, che inizialmente poteva far girare una corrente d'aria per la casa, monitorando così le condizioni microclimatiche delle diverse stanze e, una volta riportate le informazioni, attivava ciascun condizionatore con modalità differenti per ottimizzare l'ambiente.

Anche i padroni di casa non erano più loro ma erano pur sempre loro: dall'alto al nostro arrivo, la signora ci accolse dicendomi, che ero cresciuto, o qualcosa di simile. Non era così la vera padrona di casa, questa del sogno era più gradevole, più gentile di quella storica.

Insomma li al mare a quanto pare c'è parte della mia vita. Vorrei tornarci la notte, di tanto in tanto, per ritrovare queste mie emozioni. Lo spero.

Poi, una volta alzatomi, raccontai un po' del sogno a mia madre, che non sembrava ascoltarmi esattamente come avrei desiderato. Mi chiesi con chi è possibile davvero condividere i ricordi e le emozioni che questi ci fanno provare; chi e dove sono i testimoni delle nostre esperienze, a cui potremmo tentare di far capire persino le rimodulazioni della nostra psiche rispetto alle realtà vissute. Ripensavo a mia nonna, che continua a ripetermi che le manca tanto la sua vita nei luoghi estivi dell'infanzia. Che li ricorda spesso, che li sogna. A chi può dirlo? Lei ha perso praticamente tutti i suoi parenti di allora, quasi tutti i suoi fratelli. Tutto è destinato a rimanere solo nella nostra mente? Come dei custodi della nostra anima.

 

 

 
 
 

una pagina triste.

Post n°42 pubblicato il 24 Luglio 2011 da furanosio
Foto di furanosio

Dopo i fatti di Oslo degli scorsi giorni, non riesco a non associare le azioni dell’uomo colpevole dello scempio (non è solo un caso se lo chiamerò uomo), a quelle di coloro che, con calcolata freddezza, separavano le madri dai loro figli e riuscivano come per lavoro a rasare a zero persino le teste dei bambini che urlavano dal terrore, per poi garantirgli una fine atroce e univoca, privando per sempre tutta l’umanità di una buona fetta di dignità. L’onta che ci ha macchiato durante la seconda guerra mondiale, sembra star lì quasi a voler dimostrare la resistenza da parte del lato più spregevole della nostra natura ai tentativi di rielaborare, di scongiurare la ripetizione dell’orrore storico, di superare la vergogna, che la comunità umana ha cercato di fare nei decenni successivi, e lo dimostra con questi episodi odierni, in una nazione fino ad ora considerata un esempio di civiltà, che non fanno che sponsorizzare le ciniche azioni perpetrate dall’uomo contro l’uomo. Da chi dunque? dall’uomo. Se penso che c’è quasi un’esigenza nel nostro essere, che richiama ad esistere una forma di mostruosità collettiva, l’unica reazione è un urlo disperato dal profondo dell’anima. 

E allora? Se mostri siamo, se davvero un’esigenza c’è di far emergere la brutalità dell’idea di pace sociale, la tentazione è pensare che lo dovremmo essere in altro modo, come attraverso la punizione esemplare di chi osa offendere, infangare e deturpare la grazia della vita, la bellezza dell’esistenza, lo splendore delle luci delle giovani generazioni. Se dopo aver dimostrato la sua natura di mostro, l’uomo di Oslo si è consegnato dunque alle forze dell’ordine, quasi a proporsi ai suoi fanatici proseliti come figura di martire, che il ripudio delle genti si abbatta su di lui, in modo lento ed esemplare. Non martire ma oggetto di vergogna collettiva e, ripeto, collettiva.

 

 

 
 
 

pensiero..

Post n°41 pubblicato il 13 Luglio 2011 da furanosio
 
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Ho raggiunto i confini del destino, per osservarli e giudicarli.

Ho ascoltato i presagi del termine del tempo, per lasciare indietro le mie stesse angosce.

 
 
 

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