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pochi posti dedicati e raggiungibili a fatica. e nessuna informazione sugli alberghiInterista ma disabile. Per me la finale è «inaccessibile»L'Inter non c'entra. È il mitico Santiago Bernabeu che non è attrezzato adeguatamenteUn articolo sulla pessima accessibilità del Bernabeu Un articolo che denuncia la difficoltà per i disabili al BernabeuIl ruolo dei volontari che aiutano i disabili allo stadio di Madrid La pagina del sito dell’Inter con le indicazioni molto chiare dei posti dedicati ai tifosi con disabilitàAnaloga pagina nel sito del Milan, con informazioni corrette e chiareIl canale «disabilità» di Corriere.itIl forum «legge e disabilità»Il forum «lavoro e disabilità»Il forum «Ditelo a noi»Corriere.it/salute su FacebookMultimedia
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Franco BomprezziMILANO - Tutto è cominciato molto banalmente. Ho consultato le mappe di Google, e ho scoperto che in fondo andare a Madrid in automobile non è un’impresa eroica. Meno di milleseicento chilometri. Una passeggiata, se ci si mette una tappa in mezzo, magari a Barcellona, per tornare sul luogo della «grande impresa». Sì, sono tifoso dell’Inter. Ma sono anche una persona con disabilità, vivo, lavoro e mi sposto in sedia a rotelle. Ciò non mi impedisce di vivere normalmente e di fare tante cose. Tra queste c’è anche la frequentazione assidua di San Siro, per seguire i nerazzurri quando giocano in casa. Nel vecchio e glorioso Meazza ci sono oltre 200 posti destinati alle persone disabili, e di questi 110 per le sedie a rotelle, con la possibilità di avere accanto un accompagnatore, che ha un posto a sedere. Una buona sistemazione in tribuna arancio, appena sopra il parterre, ottima visuale, dignitosissima accoglienza. La stessa per Inter e per Milan, con modalità di accredito leggermente diverse, ma molto chiare e semplici, consultabili con facilità nel sito internet.IL GRANDE VIAGGIO - Perciò, appena ho finito di gioire per la fallita «remuntada» del Barcellona, ho cominciato a progettare il Grande Viaggio. Una piccola epopea, per me, a 57 anni, per la prima volta in grado di emozionarmi per una finale di Champions con l’Inter (38 anni fa non era pensabile un viaggio simile, e comunque ero un ragazzo…). Il viaggio sarebbe semplice, autostrada e poi un albergo senza barriere, nessun problema trovarlo in Spagna, dove per molti aspetti mi dicono che le persone disabili vivano meglio che in Italia. Grande e amara sorpresa, quindi, quando mi sono imbattuto nelle scarne informazioni trovate in Internet sull’accessibilità del mitico Santiago Bernabeu. Scopro con raccapriccio che ci sono sì e no una settantina di posti per i tifosi in sedia a rotelle, raggiungibili a fatica, e con l’aiuto di volontari, che di questa generosità d’animo si gloriano nel sito del Real Madrid. Nessuna informazione, in ogni caso, su come prenotare un posto per la finale. Dopo un giorno scopro che la questione è nelle mani della Uefa, che al momento non fornisce alcuna informazione, tanto meno nel sito Internet. Perciò, mentre i tifosi senza disabilità stanno soffrendo in attesa di sapere come accedere ai biglietti che saranno messi a disposizione di Inter e Bayern Monaco, ma comunque possono tranquillamente andare in qualsiasi posto dello stadio, io, e come me tutti i tifosi disabili, restiamo con un palmo di naso.DISCRIMINAZIONE E CONVENZIONE ONU - Impossibile programmare un viaggio senza avere la benché minima speranza di trovare un posto accessibile e con una visuale dignitosa. In mancanza di questi requisiti minimi dovrò rinunciare al viaggio, e subirò una piccola discriminazione, in barba alla convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, approvata da quasi tutti i Paesi europei, Spagna e Italia compresi. Che fare? Attendere notizie, che forse non arriveranno mai. Solidarietà su facebook tanta, consiglieri comunali di Milano che presentano un’interrogazione per chiedere al sindaco Moratti di impegnarsi a risolvere il caso. Mi fa effetto aver creato la notizia, di solito noi giornalisti ci limitiamo a raccontarle. Dopo una vita da mediano, stavolta gioco in attacco, ma temo che non riuscirò a fare gol. A meno che…Franco Bomprezzi 04 maggio 2010