Così in terra

Molta ricchezza in poche mani equivale a molta ingiustizia per le mani rimanenti


 Non mi stupirò mai abbastanza dell'assurda condizione vissuta da un sempre maggiore numero di persone che paradossalmente si lamentano di come le nostre società occidentali funzionano, dei controsensi e delle ingiustizie che le caratterizzano, ma che in realtà, più o meno consciamente, desiderano, sperano, sognano di entrare a fare parte di quella élite, di quell' high society, costituita da gente proprietaria di smisurati patrimoni, e conseguenti poteri, capaci di influire e condizionare i destini economici e politici di intere nazioni. Un po' di anni fa si parlava che a livello mondiale il venti per cento della popolazione detenesse l'ottanta per cento della ricchezza globale, oggi, invece, ottanta persone dispongono di una ricchezza pari a quella di mezzo mondo.https://it.finance.yahoo.com/foto/le-80-persone-ricche-quanto-la-meta-della-popolazione-mondiale-slideshow/le-80-persone-ricche-quanto-la-metà-della-popolazione-mondiale-photo-1421761746434.html Il fatto che col passare del tempo il fenomeno dell'accentramento della ricchezza aumenti di dimensione piuttosto che diminuire, dovrebbe convincerci che i “meccanismi” politici, finanziari, economici e legislativi delle nazioni più industrializzate del mondo (dove si produce la maggiore ricchezza) debbano essere sostanzialmente rivisti, modificati. Tutte le democrazie cosiddette più avanzate, compresa l'Italia, contemplano nel popolo il rappresentante, il depositario del potere democratico. Anche per l'Italia vale all'incirca la proporzione sopra menzionata, infatti al dieci per cento della popolazione viene attribuito il novanta per cento della ricchezza totale. Soltanto questo poco, detto finora, suscita il sospetto che lo squilibrio sopra riportato sottintenda una non casualità. Dò per scontato che l'idea sulla profonda parzialità dei principali media conosciuti, della carta stampata e della televisione, rispetto alle notizie che divulgano, sia universalmente acquisita, su cui quindi non serva soffermarsi. Nonostante questo, sappiamo però che questi mezzi di “informazione” fanno opinione, convincono, e vengono utilizzati proprio per questo precipuo obiettivo. I nomi che appaiono nella lista più sopra appartengono a gente che si occupa di telecomunicazioni, di spettacolo, di media, di televisioni, giornali (oltre a molto altro); restando solo nel “piccolo” della nostra nazione potremmo fare una lista senza fine di bugie raccontate, di fatti taciuti, di descrizioni parziali e distorte, etc.: nulla di nuovo, se non fosse che tutto questo ormai sta producendo squilibri tali che non possono più rientrare nell'ambito di un concetto minimamente democratico. Oggi, le notizie provenienti da quei canali non dovrebbero più essere catalogate come informazione, bensì come “Elitinformazione”, prodotta appositamente per coloro che apprezzano rispecchiarsi in quel tipo di mondo così raccontato, e di quel mondo fanno parte, o solo lo vorrebbero. Ricapitolando: se coloro che godono delle ricchezze in questione, che sappiamo poi essere anche i principali sponsor degli uomini e delle donne di governo (sappiamo che così è sempre stato), perché dovrebbero sollecitare e promuovere leggi atte a diminuire la loro forza economica, per esempio? I disastri sociali a cui possiamo tutti i giorni assistere non ci dicono forse l'esatto contrario? E se è così, sulla base di quale principio morale o economico il popolo - quel novanta per cento che in Italia detiene il dieci per cento della ricchezza – dovrebbe aspettarsi che le parti vengano riequilibrate? Dovremmo forse aspettarci che sul panorama politico/televisivo compaia qualcuno a raccontarci le cose come stanno? Ma se l'informazione (Elitinformazione) la fanno sempre i soliti ormai noti? Per fare politica, come la si intende oggi, servono tanti soldi;chi sovvenziona la politica con tanti soldi si aspetta in cambio qualcosa...;i soldi guadagnati col sudore si spendono con cautela e responsabilità, mentre quelli facili, specie quando sono tanti e in notevole surplus, spesso si utilizzano per scopi poco leciti; a fare politica sono sempre stati i ricchi, supportati da altri ricchi (a parte recenti, marginali casi in Italia); i ricchi che fanno politica non avvertono e non vivono l'urgente necessità di importanti cambiamenti, mentre il povero, che non sa come sbarcare il lunario, che patisce il freddo perché non può permettersi di riscaldare la casa (quando ne può disporre), che mangia alla mensa della Caritas, che ha la fornitura dell'acqua tagliata per morosità, oppure che abita i corridoi delle metro cittadine, vive con una prospettiva molto diversa: un giorno non è un semplice, unico giorno, ma ventiquattro ore di disagio, di sofferenza. Tutto questo, almeno in Italia, per molti, sembra corrispondere al valore di ottanta euro al mese (che nessuno degli “ultimi” della società ha mai visto), l'equivalente di un paio di occhiali neri per ciechi.   Guardare alla Grecia, ora, attraverso un canale "privilegiato", significa comprendere la nostra situazione ed il nostro futuro.http://www.pandoratv.it/?p=2727