Ci sarebbe più tempo per se stessi se se ne sprecasse meno per giudicare chi abbiamo intorno. Si toglie respiro al fiato per emettere sentenze definitive senza guardarsi dentro e sputar fuori finalmente le proprie frustrazioni personali, anziché inutile veleno distruttivo; cercare di comprendersi per rendersi migliori, spostarsi dalla melma anziché buttarla addosso a chi non ha affatto responsabilità per gli altrui fallimenti emotivi . Capire finalmente cosa c’è che non va. Dentro, non fuori. Chi non ha mai trovato un proprio posto è solito mettere sotto assedio quello degli altri e proiettargli addosso un brutto film di cui è il solo protagonista . Chi ha trovato il proprio piccolo posto si accomoda serenamente e non ha proprio voglia e desiderio di disarmonia. Si difende senza aggredire, prende quel che gli piace senza provare a togliere ed evita serenamente ciò che non gli porta benessere interiore . In fondo basterebbe semplicemente questo a rendere meno pesante la vita, a regalarsi quella leggerezza profonda che mi piace chiamare serenità . Però bisogna iniziare a mettersi in gioco. È che iniziare a mettersi in gioco comporta un certo grado di fatica; è dalla voglia di non affaticarsi che nascono i giudizi sul modo di giocare degli altri.