Sentimentalmente

L'italiano nel mondo della moda...


A scuola ci insegnano che nella lingua italiana esistono diversi registri linguistici. C’è quello formale con cui solitamente ci rivolgiamo a persone verso cui proviamo una certa riverenza, o verso persone che non conosciamo ancora bene. C’è poi quello informale che solitamente utilizziamo in famiglia, con gli amici e con le persone che a noi sono più care. A scuola ci insegnano anche che ogni ambito, anche professionale, ha poi dei propri codici linguistici che cambiano a seconda del settore in cui li utilizziamo.Anche la moda ha il suo gergo. E non ci riferiamo solo ed esclusivamente a certi termini tecnici, comprensibili solo agli appassionati o agli addetti ai lavori, indispensabili per descrivere un determinato tessuto, la forma di una borsa, quella di un paio di scarpe o un particolare orlo dell’abito. Ci riferiamo ad una serie di termini, spesso stranieri, utilizzati tra colleghi del settore o che gli uffici stampa usano per scrivere comunicati stampa destinati poi ai giornalisti.Nella moda ad esempio se una cosa ci piace non diremo mai che è bella, diremo che è top, che è cool, che è cute. Out, invece, se il capo di cui si parla non è di nostro gradimento o è diventato fuori moda. Quello che ci piace definire come modese è paragonabile al politichese, ovvero il linguaggio parlato dai politici, infarcito di termini altisonanti e ampollosi, usato da chi ci governa per confonderci le idee, un po’ come faceva Don Abbondio con Renzo, utilizzando a sproposito termini  latini per gettarlo in confusione, onde convincerlo a non sposare Lucia.Il modese è certamente meno conosciuto, ma altrettanto diffuso, utilizzato da stilisti, giornalisti e blogger che tra sorrisini (spesso finti) e abbracci (spesso altrettanto finti) colloquiano tra di loro, commentando collezioni e look di colleghi. Un linguaggio infarcito di forestierismi molto probabilmente usato per alzare il livello della conversazione, per fare credere di essere in, per tagliare probabilmente (e qui torniamo all’attitudine snob del mondo della moda) fuori dalla conversazione chi non fa parte di questa tribù.Perché chiamare blazer una giacca? Perché chiamare open toe una scarpa spuntata o it bag una borsa di tendenza? Perché chiamare jumpsuit una tuta? O, ancora, perché dire che un capo è trendy, quando potremmo semplicemente dire che è di moda? Perché, ci chiediamo, se l’italiano è pieno zeppo di termini che potrebbero tranquillamente utilizzati e, invece, vengono ignorati perché considerati… out? Il risultato è un linguaggio che, a dirla tutta, mortifica la nostra bella lingua. Chissà che cosa penserebbe Dante, sentendo parlare questi modaioli figli della sua Divina Commedia… Pinella Petronio