Sentimentalmente

I mille perchè dell'uomo...


  Vi propongo in lettura  questo  antico scritto sumero, una curiosità:   Monologo del giusto sofferente  Certo, credevo davvero che la mia pietà fosse gradita agli dei!  Ma forse, ciò che si reputa una buona azione è per loro un 'offesa? E ciò che si ritiene una bestemmia, è una buona azione pe loro?Chi dunque potrà conoscere la volontà degli dei nel cielo, o il disegno delle divinità nelle regioni infernali?Si, come potrebbero i mortali capire il piano degli dei?Uno di essi, ieri florido, oggi agonizza.Un altro, bruscamente amareggiato, ritrova oggi l'entusiasmo.Il tempo di strizzare l'occhio, egli canta un'aria allegra, il tempo di fare un passo , e geme come un lamentatore! Basta un istante, affinchè lo stato d'animo cambi:affamati diventiamo simili a cadaveri;saziati, sembriamo degli dei. Nella felicità, si ripromette di scalare il cielo; Nella disgrazia piangono per dover scendere agli inferi.  Davanti a tante contraddizioni mi interrogo:No, non riesco a coglierne il senso profondo. Questo testo si trova nel libro dello storico Jean Bottero, studioso della   Mesopotania, testo antichissimo da lui tradotto dalle tavolette, antecedente anche alla Bibbia, che pare abbia preso spunti da questi  vecchi testi, vista la somiglianza , in molti punti, col Libro di Giobbe. Se avrete la pazienza di leggere questo scritto noterete come, nello scorrere del tempo, l'uomo  continui a vivere gli stessi dubbi su tutto quanto sta oltre il suo potere, la necessità di credere ad un Dio,  la sua incapacità a spiegarsi il perchè di quello che noi chiamiamo fato, destino, volontà di Dio. Da sempre l'uomo si rende conto  di essere una nullità, una piccola cosa nell'universo.