Sentimentalmente

Il mio infinito...


Poichè l'uomo è limitato tra un inizio e una fine ,ha coscienza e desiderio d'infinito ,inteso forse  anche come eterno,immortale come l'anima  nel senso di Sant Agostino . Io, come tanti  , ho voglia di infinito,  quell'infinito che spazia in luoghi sovrumani, in silenzi sconosciuti, che vanno oltre il pensiero comune, gli stessi nei quali si immergeva Giacomo Leopardi, emozioni che diedero vita a quei versi grandiosi,sublimi note sgorgate da un 'anima estasiata, e tuttavia non religiosi , non atei, un incastro delle due visioni, il contrasto quasi tra spazi e mondi infiniti e la venuta del figlio di Dio su un frammento di universo, una virgola nella storia dell'universo. La religione cristiana è maestosamente immensa di fronte al singolo uomo e contemporaneamente molto piccola al confronto dei corpi celesti, degli anni luce che ci indicano un tempo che noi uomini non possiamo immaginare. Allo stesso modo ogni persona  è nulla al confronto dei molti credenti, martiri, santi, interventi sulla dottrina , che si sono succeduti in secoli e millenni di tradizioni cristiane, quasi non è normale porsi dei dubbi di coscienza di fronte ad una rivelazione che dura da quella Natività a Betlemme .Ma poi il rapporto s'inverte se misuro quella fede, quella Chiesa ai milioni d'anni d'umanità o al cosmo infinito, tra miliardi di stelle, senza una traccia d'umano in altro luogo all'infuori di qui.Tutto diventa minuscolo davanti all'immensità dell'universo. Ma di quello scompenso tra grandezza e minuzia, tra infinito e finitudine, si nutre il sentire religioso, la sua fede e i suoi dubbi, perchè  conduce ad una fede infantile che si accontenta  di credere, senza porsi alcun problema di verifica , scambia la lunga durata per l'eternità, l'imponenza con l'infinito, l'immensità con la vastità. Crescendo ti chiedi spesso se la fede non sia altro che un 'illusione ottica. Non siamo santi  per entrare in quest'illusione, percorrerla passo a passo e poi sentirsi miseri come San Tommaso.Allora torno al leopardiano cielo infinito.  Se vedo una stella cadente ed esprimo il desiderio di vederne  ancora ,vedo quello che desidero, desidero quel che vedo. Così vivo l'attimo presente e il desiderio diventa infinito, più importante di quello che già si possiede . Non è la saggezza umile di chi dice che è bene desiderare ciò che si ha, piuttosto che avere ciò che si desidera. Vedere una stella cadente non è avere qualcosa , è solo vedere ; il desiderio espresso è  solo contemplare, non è  avere, è  mettere insieme il proprio sguardo con il proprio desiderio e con l'evento celeste. La meraviglia del desiderio sta nel desiderio stesso, non nell'avere qualcosa in mano; è come pregare  con fede e speranza, anche se le mani saranno vuote. Il desiderio è sempre limpido, puro , tende ad esaltare, a dare un senso alla vita. Forse le cose desiderate stanno dentro il desiderio stesso, l'amore nel suo desiderarlo, la felicità pure, lo stesso per la fama, per la ricchezza perchè il desiderio sta nell'essere  ed essere è desiderare un realtà assoluta d'infinito. Dal latino de sideribus deriva la parola desiderio,in fondo è negli occhi delle stelle l'unica visione cha abbraccia il mondo intero, per questo racconto alle stelle le mie pene, le mie gioie, a loro chiedo che mi indichino la via in quel percorso meraviglioso dell'infinito desiderato, una via che conduca ad un rifugio per la mia nullità di  persona  e dove potere spaziare oltre l'ermo colle delle difficoltà della vita per ricacciarmi nell'infinito dei desideri e della fede.