Sentimentalmente

La dame sans merci...


 "La belle Dame sans Merci" è una ballata scritta dal poeta Inglese John Keats  Di questo poema esistono due versioni con minime differenze. L'originale fu scritto nel 1819. Tuttavia Keats scelse un titolo del 15th secolo di un lavoro di  Alain Chartier,nonostante i due poemi abbiano trama diversa. Il poema è considerato un classico, stereotipico a confronto degli altri poemi. In esso il poeta elude la semplicità dell'interpretazione nonostante la semplicità della struttura. Il poema è soltanto composto da 12 stanze, 4 versi ciascuna, con ABCB come schema di rime, ma è senza dubbio pieno di enigmi, che hanno portato a moltelpici  diverse interpretazioni. Sonno arrivata a questa ballata spinta dalla curiosità innata di  approfondire la conoscenza di  immagini, parole ,personaggi che non conosco e suscitano il mio interesseHo trovato queta immagine sul Web e sia l'immagine, che lo stralcio di testo mi hanno portata a cercare e trovare il testo. Quale idea di donna e di uomo di oggi vi ispira questa storia ? Io ci vedo l'esasperazione del femminismo e l'uomo, che subisce ,perchè insicuro e bisognoso  di determinate certezze.
La belle dame sans merci Che cosa ti tormenta, armato cavaliereche indugi solo e pallido?Di già appassite son le cipree del lagoe non cantan gli uccelli. Che cosa ti tormenta, armato cavaliere,cotanto affranto e così desolato,riempito è già il granaio dello scoiattolo,pronto è il raccolto.Vedo sul tuo cimiero un bianco giglio,umida angoscia, e del pianto la febbresulle tue gote, ove il color di rosa è scolorito troppo rapidamente. "Una signora in quei prati incontrai,lei, tutta la bellezza di figlia delle fate aveva,chiome assai lunghe, e leggeri i suoi piedi,ma selvaggi i suoi occhi. Io feci una ghirlanda pel suo capo,e pur bracciali, e odorosa cintura;lei mi guardò com' avria fatto amore,dolcemente gemette. Io mi stetti con lei, sul mio cavalloal passo, e nessun altro vidi in tutto il giorno;seduta di traverso modulava un canto delle fate. Lei procurò per me grate radici,vergine miele e rugiadosa manna,e in linguaggio straniero poi mi disse:- Io t'amo veramente. Nella grotta degli elfi mi condusse,e lì lei pianse, e sospirò in tristezza,ma i suoi barbari occhi io tenni chiusi,con quattro baci. Ivi lei mi cullò, sino a dormire,e lì sognai: sia maledetto l'ultimo sognofantasticato lì sul decliviodel freddo colle. Vidi principi e re, pallidamente,scialbi guerrieri smunti, color morte erano tuttie gridavano a me: - La bella dama che non ha compassione, t'ha reso schiavo! Le lor livide labbra scorsi nella penombra, che m'avvertivano: - L'ampia voragine orrendamentes'apre!  -  Allora mi svegliai, e mi scopersi qui,sopra il declivio del freddo colle. Questo è accaduto perché qui rimasisolo, senza uno scopo ad attardarmi,pur se appassite fosser le cipreee gli uccelli del lago non cantassero." (John Keats)