Sentimentalmente

Il marchio del Padrino: così il ristorante La Mafia conquistò la Spagna


 
                                                       CLICCA L'IMMAGINEGià stanno pensando a come smontare le gigantesche sagome di don Vito Corleone e oscurare le foto di Lucky Luciano, a sostituire i ritratti di Calogero Vizzini e di Giuseppe Genco Russo. E come rimpiazzare il menu di San Valentino, quello che non ricorda solo la festa degli innamorati ma anche Al Capone e la strage di Chicago del 14 febbraio del '29. In Spagna, per ordine dell'Europa devono rifare il look alle vetrine e cambiare un nome: "Mafia". Non possono più spacciare il buon cibo italiano associandolo a quel marchio sinistro. Troppo "contrario ai principi di moralità " chiamare con quella parola una catena di ristoranti.Dopo un 'indagine conoscitiva  e una battaglia della presidente della commissione antimafia Rosy Bindi, i ristoranti spagnoli "La Mafia" (nome per intero "La Mafia se sienta a la mesa", la mafia si siede a tavola) sono stati fortemente censurati dall'Ufficio Marchi e Disegni - Divisione Cancellazioni - dell'Unione europea che ha deciso di annullare il contrassegno numero 5510921 accogliendo un ricorso dell'Italia "per l'invalidità del marchio". No Mafia.Tutto era cominciato con una protesta formale partita dalla Bindi e indirizzata a Emma Bonino quando era ministro degli Esteri, seguita da una corrispondenza fitta fra gli uffici dell'Antimafia, la Farnesina e l'ambasciata italiana a Madrid. In Europa il caso si è chiuso con tutte le motivazioni del ricorrente (l'Italia, rappresentata dall'ex ambasciatore Pietro Sebastiani) recepite.E' stato presentato ricorso perchè il business era molto importante, ed altri ristoranti della catena stanno aprendo ovunque in Spagna, ma le motivazioni, che potrete leggere insieme al video, sono troppo impotranti, specialmente al punto di vista etico, perchè possa venire accolto.