Sentimentalmente

Perchè la nostalgia...


Nostalgia, letteralmente dal greco “dolore per il ritorno”. Ma più che il ritorno in un luogo – e allora è la patria perduta, è l’Itaca agognata da Odisseo – è il ritorno in un tempo passato, impossibile e dunque proprio per questo doloroso. È il rimpianto che si fonde con il desiderio, la malinconia con la dolcezza. Kundera scrive: “Perché la nostalgia non intensifica l’attività della memoria, non risveglia ricordi, basta a se stessa, alla propria esistenza, assorbita com’è dalla sofferenza”. La nostalgia è dunque un piacere masochistico, come si può leggere in questo paragrafo da Seni di Ramón Gomez de la Serna: “I seni della vedova divennero più splendidi che mai, perché dimentichi del desiderio nel tempo in cui erano in uso, ora ch’erano in disuso, conoscevano quel che di più intenso c’è nel piacere: la nostalgia”. “La nostalgia è una seducente bugiarda” disse in un’intervista a Newsweek nel 1971 il diplomatico americano George Wildman Ball. Ci dà quello che chiediamo, ci nasconde dettagli e ne ingigantisce altri. Perché “La nostalgia già non è quello che era” come nota il romanziere statunitense Peter De Vries: come certi regimi riscrive il passato, sfuocando qua e là, ritoccando i colori dove necessario, costruendo una storia alternativa e “ufficiale” a quella reale. Insomma, alla fine la nostalgia è come un farmaco: in piccole dosi può essere un curativo alle ansie e alle angosce dei nostri giorni, una gustosa pasticca dolceamara che ci fa riprovare le emozioni di un tempo e ci intenerisce il cuore – quando portavo le espadrillas, quando la sera andavamo in pineta, quando ballavamo ascoltando alla radio gli Spandau Ballet – ma in dosi massicce diventa un veleno.