La donna cingalese... pregava... Pregava, forse più per abitudine , che per altro , forse senza nemmeno sapere chi pregasse. In fondo, non aveva da lamentarsi con gli dei, neanche nulla da chieder loro: la sua vita procedeva giorno dopo giorno, uguale a se stessa sempre. Si alzava tutte le mattine all’alba, perchè così era solita fare da sempre e iniziava a cucinare – più per piacere che per fame – e finiva disponendo quasi tutto il cibo su una foglia di banano , che lasciava in cortile per i randagi. Quasi non avvertiva più appetito : glielo avevano tolto le foglie di betel che masticava di continuo; per questo le sue labbra ed i suoi denti erano diventati così rossi,e lei si sentiva talmente brutta da non riuscire nemmeno più a guardarsi allo specchio. Era vedova da parecchi anni. Una vita dedita all'alcol aveva stroncato suo marito, e lei , da sola, aveva cresciuto due figli entrambi maschi, che se n'erano andati per il mondo, appena avuta l'occasione, ma si presentavano ogni mese sotto forma di assegno, per lei un buon aiuto, ma una gran magra consolazione. I pochi affetti rimasti le erano insopportabili, e benchè la chiamassero famiglia, lei non vedeva nulla di familiare in quelle poche persone sconosciute che si definivano parenti. Le faceva piacevole compagnia ,nella sua monotona esistenza, la solitudine,ritrovando in lei la serenità dell'anima. Sapeva che sarebbe morta in quel piccolo paese dove era nata e cresciuta ,e dove avrebbe trascorso ogni giorno fino alla fine. Era un luogo dimenticato da dei e demoni, non si era mai spinta oltre il perimetro che conosceva; non aveva mai desiderato andare oltre, nè si era mai fermata a fantasticare su luoghi lontani,poichè era quello il suo mondo. Poco prima del tramonto, quando le ombre si facevano lunghe e il cielo si infuocava, ogni sera si sedeva appoggiata a quella colonna. Soffermava il suo sguardo sulle statue, come se non le avesse mai viste prima, poi guardava i passanti. Il pensiero, il suo ragionare era sempre il motivo del vivere e la spiegazione a cui giungeva era sempre la stessa ,poichè tutto ciò che sapeva dell'esistenza era soltanto la sua stessa vita.
L'ho incontrata un giorno...
La donna cingalese... pregava... Pregava, forse più per abitudine , che per altro , forse senza nemmeno sapere chi pregasse. In fondo, non aveva da lamentarsi con gli dei, neanche nulla da chieder loro: la sua vita procedeva giorno dopo giorno, uguale a se stessa sempre. Si alzava tutte le mattine all’alba, perchè così era solita fare da sempre e iniziava a cucinare – più per piacere che per fame – e finiva disponendo quasi tutto il cibo su una foglia di banano , che lasciava in cortile per i randagi. Quasi non avvertiva più appetito : glielo avevano tolto le foglie di betel che masticava di continuo; per questo le sue labbra ed i suoi denti erano diventati così rossi,e lei si sentiva talmente brutta da non riuscire nemmeno più a guardarsi allo specchio. Era vedova da parecchi anni. Una vita dedita all'alcol aveva stroncato suo marito, e lei , da sola, aveva cresciuto due figli entrambi maschi, che se n'erano andati per il mondo, appena avuta l'occasione, ma si presentavano ogni mese sotto forma di assegno, per lei un buon aiuto, ma una gran magra consolazione. I pochi affetti rimasti le erano insopportabili, e benchè la chiamassero famiglia, lei non vedeva nulla di familiare in quelle poche persone sconosciute che si definivano parenti. Le faceva piacevole compagnia ,nella sua monotona esistenza, la solitudine,ritrovando in lei la serenità dell'anima. Sapeva che sarebbe morta in quel piccolo paese dove era nata e cresciuta ,e dove avrebbe trascorso ogni giorno fino alla fine. Era un luogo dimenticato da dei e demoni, non si era mai spinta oltre il perimetro che conosceva; non aveva mai desiderato andare oltre, nè si era mai fermata a fantasticare su luoghi lontani,poichè era quello il suo mondo. Poco prima del tramonto, quando le ombre si facevano lunghe e il cielo si infuocava, ogni sera si sedeva appoggiata a quella colonna. Soffermava il suo sguardo sulle statue, come se non le avesse mai viste prima, poi guardava i passanti. Il pensiero, il suo ragionare era sempre il motivo del vivere e la spiegazione a cui giungeva era sempre la stessa ,poichè tutto ciò che sapeva dell'esistenza era soltanto la sua stessa vita.