Sentimentalmente

Momenti di riflessione...


 Oggi vi regalo qualche momento di riflessione, se siete in vacanza,oppure in semplice relax a casa vostra, momenti che vi aiuteranno a rendere molto più benefica la vacanza. Vi restituiranno una mente libera, aperta al quotidiano con estrema semplicità e soprattutto serenità SILENZIO ASSOLUTOIn un piccolo tempio sperduto su una montagna, quattro monaci erano in meditazione. Avevano deciso di fare una sesshin(1) di assoluto silenzio.La prima sera la candela si spense e la stanza piombò in una profonda oscurità.Sussurrò un monaco: " Si è spenta la candela! ".Il secondo rispose: " Non devi parlare, e una sesshin di silenzio totale ".Il terzo aggiunse: " Perché parlate? Dobbiamo tacere, rimanere in perfetto silenzio!".Il quarto, il responsabile della sesshin, concluse: " Siete tutti stolti e malvagi, solo io non ho parlato! ".(1) Sesshin: periodo in cui gli adepti dello Zen fanno vita comunitaria, nella concentrazione e nel silenzio, meditando, disputando, partecipando a conferenze, mangiando insieme.IL CINESE FELICEChi percorra in America le varie Chinatowns, non mancherà di notare la statua di un uomo vigoroso che porta in spalla un sacco di tela.I mercanti cinesi lo chiamano il Cinese Felice o il Buddha che ride.Questo Hotei visse al tempo della dinastia T'ang. Non aveva alcun desiderio di definirsi maestro di Zen né di radunare molti discepoli intorno a sé.Invece girava per le strade con un grosso sacco di tela pieno di canditi, frutta e frittelle dolci da dare in regalo. E li distribuiva ai bambini che si raccoglievano intorno a lui per giocare. Aveva istituito un giardino d'infanzia della strada.Ogni volta che incontrava un devoto di Zen gli tendeva la mano dicendo: «Dammi un centesimo, uno solo». E se qualcuno lo pregava di tornare in un tempio e di insegnare, lui ripeteva: «Dammi un centesimo».Una volta, mentre era intento al suo lavoro-gioco, passò un altro maestro di Zen e gli domandò: «Qual'è il significato dello Zen?». Per tutta risposta , Hotei posò immediatamente il sacco a terra.«Allora,» domandò l'altro «qual'è l'attuazione dello Zen?». Subito il Cinese Felice si rimise il sacco in spalla e continuò per la sua strada.DOV'E' IL GUSTO?Ecco un altro koan.(1) Un maestro offri al suo discepolo un melone." Come ti sembra? " gli domandò. " Ha gusto? "." Oh, si! Un gusto squisito! " rispose il discepolo.Il maestro gli pose allora questa domanda: " Dov'è il gusto, nel melone o nella lingua? ".Il discepolo rifletté e si addentrò nei meandri di un complesso ragionamento: " Il sapore deriva dell'interdipendenza, non solo tra il gusto del melone e quello della lingua, ma anche dall'interdipendenza tra... "." Stolto! Tre volte stolto! " lo interruppe il maestro, in un impeto d'ira. " Perché complichi il tuo modo di pensare? Il melone e buono. Basta questo per spiegarne il gusto. La sensazione è buona. Di altro non c'e bisogno".(1) Koan: sorta di problema che, nello Zen Soto, il maestro assegna ai discepoli e la cui soluzione non può esser trovata intellettualmente, bensì intuitivamente.