Sentimentalmente

I vecchi, pardon...gli anziani...


  Scorrendo pagine sul web mi è tornata agli occhi questa poesia di Leonardo Sinisgalli . Non ricordo quando e dove la lessi la prima volta, forse ai tempi della scuola elementare o media, certamente quando la vecchiaia non mi apparteneva. Tuttavia allora la vecchiaia era molto più presente di  oggi.  Ricordo i vecchi in discreta salute sulle panchine dei giardinetti, un vociare di voci roche, stanche, qualche nuvola di fumo seguita da una  tossa persistente , qualche pagina di giornale che passava di mano in mano. E vedo ancora le vecchiette, capelli raccolti, fazzoletti sul capo, scialli colorati su abiti scuri , sgaiattolare veloci dalla chiesa, dopo la prima messa del mattino o i vespro.Oggi nemmeno i vecchi ci sono più.    Nell'epoca del political correct, delle uguaglianze,ora che le discriminazioni  sono vietate e punite per legge li chiamano anziani, come se vecchi fosse una brutta parola alla stregua di tante altre abolite, come cieco, sordo ecc. Le donne se ne vanno in giro vestite alla moda, si ritrovano nei bar e nei centri per anziani, organizzano feste, balli, viaggi. Sfoggiano trucchi e capelli dai colori improponibili, superato ormai quello che ero solita chiamare  colore menopausa. Gli uomini giocherellano coi telefonini, pochi smartphone, perchè le loro menti non si adattano alla tecnologia come ,invece, il fisico all'aspetto giovanile. Distribuiscono sorrisi e sono in attesa di una parola,che forse riempirà i vuoti ben  nascosti.Pianto antico I vecchi hanno il pianto facile. In pieno meriggio in un nascondiglio della casa vuota scoppiano in lacrime seduti. Li coglie di sorpresa una disperazione infinita. Portano alle labbra uno spicchio secco di pera, la polpa di un fico cotto sulle tegole. Anche un sorso d'acqua può spegnere una crisi e la visita di una lumachina.