Sentimentalmente

Il nome della Rosa...


 Ho seguitocon curiosità la serie TV "il nome della Rosa",dopo la lettura appassionante del libro di Eco e la visione del film. Tre momenti, che non hanno nulla in comune, se non la vicenda raccontata, un giallo filosofico ambientato in un medioevo rifatto in modo diverso e approssimativo nelle due versioni visive. Il vero ambiente ce lo mostra Eco, colla raffinata ricerca delle parole,colla conoscenza perfetta del buio periodo storico in cui è ambientata la vicenda. Tanti personaggi, una disputa religiosa  in  un'epoca di eresie vere, false, di inquisizione, con contorno di numerose morti, omicidi, che inducono il francescano Guglielmo di Baskerville a trasformarsi in detective, osservatore attento e di cultura gigantesca. Risolverà il mistero di queste morti , scoprendo che la causa di tutto non era stata altro che un libro,  la Poetica di Aristotele, una montagna di parole che  non sarebbero mai, come lo scibile intero, dovute diventare  di libero dominio e acculturare il mondo ; parole capaci di allontanare gli uomini  da Dio e dagli insegnamenti della Chiesa. Ecco, che a mio avviso è la parola a diventare protagonista del romanzo. Chiude  ,infatti ,il racconto questa frase:"Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus."( la rosa primigenia esiste solo nel nome,possediamo soltanto nude parole) a significare che tutto ha una fine, che quando una cosa  non esiste più, di essa ci rimane il Nome.Questo l'assunto del romanzo, che potrebbe essere contraddetto da  alcuni versi di Shakespeare:" Le parole non contano niente, la Rosa sarebbe una rosa con qualunque parola.   Filosofia e poesia a confronto:una disputa interessante e  affascinante.