Virginia Woolf,(1882 - 1941) è ricordata proprio per il suo modo di rivendicare diritti per le donne, attraverso i suoi scritti e la sua ricerca di indipendenza nella società.Nei primi decenni del Novecento le donne venivano educate a una sostanziale sottomissione alla figura maschile. Si insegnava loro ad adempiere ai doveri casalinghi, ad accettare il volere del capofamiglia, a non ambire a una professione o all’indipendenza, presentate come un'ombra sulla donna dal punto di vista morale.. La stessa Virginia nella sua vita, ha dovuto subire prima il controllo del padre , dei suoi fratelli poi, e infine di suo marito. Era una regola della società, nel primo Novecento, che alle donne non fosse riconosciuto il diritto di lavorare e, spesso, anche di proseguire la propria istruzione. Nel 1929 Virginia scrive in"Una stanza tutta per sé": "Una donna deve avere i soldi e una stanza tutta sua per scrivere romanzi".Con queste parole la Woolf indica la sua strada per l’emancipazione: l’indipendenza economica, e, soprattutto, culturale. La scrittrice insiste tantissimo su questo punto per scuotere gli animi della società di inizio Novecento, affermando, nello stesso testo, che anche se una donna è obbligata a seguire le norme, nessuno le può togliere la libertà di pensiero:"Potete bloccare tutte le librerie se volete,ma non c’è un cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente". (Una stanza tutta per sé)In quasi tutti i suoi libri, i suoi personaggi femminili vivono il dilemma morale tra ciò che è giusto per la società e ciò che invece vorrebbero. Ne "La signora Dalloway", la protagonista dà prova di grande audacia ,mettendo in discussione le idee del marito, che sostiene il non diritto della moglie a contestare le scelte del capofamiglia. Forse gli sforzi inutili nel combattere le proprie battaglie sono stati la causa della grave forma di depressione che colpì la scrittrice tanto da spingerla al suicidio, alla giovane età di 59 anni, gettandosi in mare colle tasche piene di sassi , per facilitare l'annegamento. Le sue ultime parole furono: "Sono certa che sto impazzendo di nuovo, sento che non possiamo attraversare un altro di quei tempi terribili e non mi riprenderò questa volta".
Wirginia Woolf, una tra le prime femministe...
Virginia Woolf,(1882 - 1941) è ricordata proprio per il suo modo di rivendicare diritti per le donne, attraverso i suoi scritti e la sua ricerca di indipendenza nella società.Nei primi decenni del Novecento le donne venivano educate a una sostanziale sottomissione alla figura maschile. Si insegnava loro ad adempiere ai doveri casalinghi, ad accettare il volere del capofamiglia, a non ambire a una professione o all’indipendenza, presentate come un'ombra sulla donna dal punto di vista morale.. La stessa Virginia nella sua vita, ha dovuto subire prima il controllo del padre , dei suoi fratelli poi, e infine di suo marito. Era una regola della società, nel primo Novecento, che alle donne non fosse riconosciuto il diritto di lavorare e, spesso, anche di proseguire la propria istruzione. Nel 1929 Virginia scrive in"Una stanza tutta per sé": "Una donna deve avere i soldi e una stanza tutta sua per scrivere romanzi".Con queste parole la Woolf indica la sua strada per l’emancipazione: l’indipendenza economica, e, soprattutto, culturale. La scrittrice insiste tantissimo su questo punto per scuotere gli animi della società di inizio Novecento, affermando, nello stesso testo, che anche se una donna è obbligata a seguire le norme, nessuno le può togliere la libertà di pensiero:"Potete bloccare tutte le librerie se volete,ma non c’è un cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente". (Una stanza tutta per sé)In quasi tutti i suoi libri, i suoi personaggi femminili vivono il dilemma morale tra ciò che è giusto per la società e ciò che invece vorrebbero. Ne "La signora Dalloway", la protagonista dà prova di grande audacia ,mettendo in discussione le idee del marito, che sostiene il non diritto della moglie a contestare le scelte del capofamiglia. Forse gli sforzi inutili nel combattere le proprie battaglie sono stati la causa della grave forma di depressione che colpì la scrittrice tanto da spingerla al suicidio, alla giovane età di 59 anni, gettandosi in mare colle tasche piene di sassi , per facilitare l'annegamento. Le sue ultime parole furono: "Sono certa che sto impazzendo di nuovo, sento che non possiamo attraversare un altro di quei tempi terribili e non mi riprenderò questa volta".