Sentimentalmente

9 Marzo2020...RESTATE A CASA ora più che mai!


  
  Ho incontrato questi versi a  zonzo sul Web, l'unico luogo che ci è consentito visitare, senza limiti di tempo, senza prenotazioni, senza che veniamo sanzionati.E' una poesia bellissima, uscita dalla penna di Mariangela Gualtieri, una poetessa contemporanea, che non conoscevo per nulla.  Mi ha colpito il suo garbo nel raccontare questo momento di emergenza,mentre analizza la pandemia ,ma anche il carattere di noi italiani, troppo abituati al" fatta la legge, trovato l'inganno."  Mi permetto di associarmi alla poetessa nel raccomandare  RESTATE A CASA, ora più che mai, quando pare che l'epidemia sia in leggero calo, non vanifichiamo gli sforzi di chi ha sempre rispettato le regole, non vanifichiamo gli sforzi dei medici e infermieri, molti dei quali sono morti nel compier il proprio lavoro, restiamo a casa e  con l'aiuto di Dio, ne verremo fuori, pronti  per una nuova vita ,  rinnovati nello spirito e nell'anima, pronti a sorridere a tutti. Ci dovevamo fermare.Lo sapevamo. Lo sentivamo tuttich’era troppo furiosoil nostro fare. Stare dentro le cose.Tutti fuori di noi.Agitare ogni ora – farla fruttare.Ci dovevamo fermaree non ci riuscivamo.Andava fatto insieme.Rallentare la corsa.Ma non ci riuscivamo.Non c’era sforzo umanoche ci potesse bloccare.E poiché questoera desiderio tacito comunecome un inconscio volere –forse la specie nostra ha ubbiditoslacciato le catene che tengono blindatoil nostro seme. Apertole fessure più segretee fatto entrare.Forse per questo dopo c’è stato un saltodi specie – dal pipistrello a noi.Qualcosa in noi ha voluto spalancare.Forse, non so.Adesso siamo a casa.È portentoso quello che succede.E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.Forse ci sono doni.Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.C’è un molto forte richiamodella specie ora e come specie adessodeve pensarsi ognuno. Un comune destinoci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.O tutti quanti o nessuno.È potente la terra. Viva per davvero.Io la sento pensante d’un pensieroche noi non conosciamo.E quello che succede? Consideriamose non sia lei che muove.Se la legge che tiene ben guidatol’universo intero, se quanto accade mi chiedonon sia piena espressione di quella leggeche governa anche noi – proprio comeogni stella – ogni particella di cosmo.Se la materia oscura fosse questotenersi insieme di tutto in un ardoredi vita, con la spazzina morte che vienea equilibrare ogni specie.Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,guidata. Non siamo noiche abbiamo fatto il cielo.Una voce imponente, senza parolaci dice ora di stare a casa, come bambiniche l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,e non avranno baci, non saranno abbracciati.Ognuno dentro una frenatache ci riporta indietro, forse nelle lentezzedelle antiche antenate, delle madri.Guardare di più il cielo,tingere d’ocra un morto. Fare per la prima voltail pane. Guardare bene una faccia. Cantarepiano piano perché un bambino dorma. Per la prima voltastringere con la mano un’altra manosentire forte l’intesa. Che siamo insieme.Un organismo solo. Tutta la speciela portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.A quella strettadi un palmo col palmo di qualcunoa quel semplice atto che ci è interdetto ora –noi torneremo con una comprensione dilatata.Saremo qui, più attenti credo. Più delicatala nostra mano starà dentro il fare della vita.Adesso lo sappiamo quanto è tristestare lontani un metro.(Mariangela Gualtieri)