Sentimentalmente

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende..


 Oggi 25 marzo è il Dantedì  celebrato in  Italia dalle istituzioni, dalla cultura, dalla radio-televisione, dai giornali,nell'anno delle celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante. Perchè oggi?  Perchè il giorno in cui il poeta iniziò il suo viaggio nell'aldilà pare fosse proprio il 25 marzo.Il mio piccolo omaggio al sommo Poeta è uno dei brani che preferisco,tratto da V ° Canto dell'Inferno, dove sono a scontare le loro colpe i peccatori per amore, condannati a vagare in un vento turbolento che li sospinge dovunque. Contrappasso perfetto per il vento della passione , dalla quale furono travolti in vita senza riuscire a liberarsene, spinti da qualcosa più grande di loro, contro cui non si riesce a combattere ,l'Amore.Siede la terra dove nata fuisu la marina dove ’l Po discendeper aver pace co’ seguaci sui.Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprendeprese costui de la bella personache mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.Amor, ch’a nullo amato amar perdona,mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non m’abbandona.Amor condusse noi ad una morte:Caina attende chi a vita ci spense».Queste parole da lor ci fuor porte.Quand’io intesi quell’anime offense,china’ il viso e tanto il tenni basso,fin che ’l poeta mi disse: «Che pense?».Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,quanti dolci pensier, quanto disiomenò costoro al doloroso passo!».Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,e cominciai: «Francesca, i tuoi martìria lagrimar mi fanno tristo e pio.Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,a che e come concedette Amoreche conosceste i dubbiosi disiri?».E quella a me: «Nessun maggior doloreche ricordarsi del tempo felicene la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.Ma s’a conoscer la prima radicedel nostro amor tu hai cotanto affetto,dirò come colui che piange e dice.Noi leggiavamo un giorno per dilettodi Lancialotto come amor lo strinse;soli eravamo e sanza alcun sospetto.Per più fiate li occhi ci sospinsequella lettura, e scolorocci il viso;ma solo un punto fu quel che ci vinse.Quando leggemmo il disiato risoesser basciato da cotanto amante,questi, che mai da me non fia diviso,la bocca mi basciò tutto tremante.Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:quel giorno più non vi leggemmo avante».Mentre che l’uno spirto questo disse,l’altro piangea; sì che di pietadeio venni men così com’io morisse.E caddi come corpo morto cade.