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Lo sport dei nuovi diritti...

Post n°5033 pubblicato il 03 Agosto 2021 da g1b9
 

 

Rassegna Stampa.

 Un articolo da La Repubblica, che mi è piaciuto molto, un articolo che evidenzia come la realtà spesso sia molto diversa  e come non ci sia  poi tutta quell'indifferenza, che ci viene raccontata. E' la politica ad essere una brutta favola !

Il fatto, ovvio e spettacolare, è che laddove la vita ha un’intensità intermittente, lo sport compie il miracolo di renderla costante. Più che metafora, come vuole qualcuno, è realtà aumentata: meno di dieci secondi per correre cento metri; un salto di quasi due e mezzo — la forza di gravità che tiene ancorati i nostri piedi è sconfitta da uno per tutti. La macchina umana, messa alla prova, non solo tocca i vertici delle sue possibilità, ma ne trova di sconosciute. Spesso, le inventa. L’impossibile per definizione diventa possibile. Solo lì. Le leggi della fisica e quelle dell’anagrafe vengono rimodellate, riscritte. Qualche volta, anche quelle sociali.

Due atleti che scelgono di dividere a metà un oro, mettiamo: è un’idea generosa del vincere, molto più di quella dominante. Un tuffatore medaglia d’oro che — seduto sugli spalti per assistere a una gara altrui — si dedica all’uncinetto. Sui social si scatenano, come sempre, i sarcastici di professione: il passo è del velocista; l’intelligenza, quella degli oggetti inanimati. Correre cento metri in dieci secondi non è tanto più difficile che correre fuori dagli stereotipi, dalle convinzioni retrograde, e trarsi fuori dai pantani del conformismo e del pregiudizio. 

All’esuberante produzione di meraviglia che i giochi olimpici attivano da tempi remotissimi, l’edizione 2020 in ritardo ha aggiunto qualche ulteriore record etico ed emotivo. Quell’ex aequo “volontario” Tamberi/Barshim. Il ritiro a testa alta di Simone Biles — nonostante le attese e le pretese di chi sostiene solo i vincenti — e un altrettanto coraggioso ritorno in gara. La dichiarazione d’amore di un’arciera, Lucilla Boari, che dedica il risultato alla sua compagna e placa le curiosità giornalistiche — ricordando che non è questa la notizia; la notizia è la sua medaglia. Il ringraziamento rivolto al Cio da una pesista neozelandese, Laurel Hubbard, prima transgender nella storia a partecipare a un’Olimpiade, «per avere stabilito che lo sport è per tutte le persone, inclusivo e accessibile». Dove la politica rallenta e perde di vista i traguardi dei nuovi diritti, lo sport migliore, invece, accelera: intrepido, caparbio, orgoglioso, come è tenuto a essere. Allenarsi — lo si è rammentato in queste ore, di fronte all’inatteso oro di Jacobs — non è solo questione di muscoli, ma di testa. Concentrazione, sì, però anche immaginazione: dote inerte in chi alle Olimpiadi del cambiamento non vuole iscriversi mai. E resta fermo in un altro calendario, cieco a un’idea di libertà e di uguaglianza che evolve, si allarga, sconfina. Lo ius soli “sportivo” auspicato dal presidente del Coni è una sineddoche tardiva, una povera parte per un tutto — lo ius soli “totale” — che vergognosamente, nell’Italia del 2021, ancora non esiste. 

Dove la politica si ferma, punta i piedi, e perde di vista perfino gli antichi diritti, lo sport migliore prova a non farsi ricattare: come ha dimostrato la velocista Kristina Timanovskaya, schivando le pressioni (e un tentato sequestro) del regime bielorusso di Lukashenko. Fuori dal contesto olimpico, al Gran Premio di Budapest Sebastian Vettel ha mostrato una t-shirt arcobaleno mentre suonava l’inno ungherese. Chiaro messaggio contro Orbán e il suo disegno di legge anti-Lgbtq. La Federazione internazionale dell’Automobile lo ha minacciato di squalifica; Vettel si è detto pronto a rifarlo. La squalifica per il pilota tedesco è arrivata comunque: per poca benzina nel serbatoio. Ma il carburante che non scarseggia in questi atleti generosi è anche il più ecosostenibile in assoluto. È lo stesso che a loro permette di vincere; e di recuperare in fretta parecchi metri a chi fatica a riconoscere i diritti di un mondo nuovo.

Paolo Di Paolo                                                                                                    

 

 

Commenti al Post:
monellaccio19
monellaccio19 il 03/08/21 alle 17:53 via WEB
Ha da essere lo sport dell'integrazione assoluta, quello che a prescindere, sappia unire e non disgregare. I comportamenti, gli atteggiamenti e le prestazioni sudate, sono quelle che contano, le medaglie sono solo per il podio sul quale salire. Nella storia Dorando Petri ha insegnato cosa significhi far parte di una olimpiade e gareggiare nel suo contesto. Niente razze, né politiche, né soldi. Partecipare con impegno è lo scopo, mostrare le doti dell'uomo, senza parlare d'altro. Buona sera mia cara Giovanna.
 
chiedididario66
chiedididario66 il 06/08/21 alle 18:50 via WEB
Purtroppo la polica è nello sport. Vedi caso bielorusso. Lo sport deve essere passione, competizione e sfida. Invece si riduce al denaro. I campioni quando vengono ingaggiati nei meeting, hanno un loro cachet. Due meeting di bolt, valgono quanto i miei 40 anni di lavoro. Non sono più curioso dello sport
 
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