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Un blog creato da g1b9 il 10/01/2009

Sentimentalmente

Tutto ció che mi dá emozioni....

 
 

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Messaggi di Febbraio 2019

Il getto selvatico della rosa..

Post n°4159 pubblicato il 28 Febbraio 2019 da g1b9

 Parlare ieri di Arte e Pazzia, mi ha riportato alla  memoria uno dei libri più significativi della  letteratura italiana," Le libere donne di  Magliano", il cui autore Mario Tobino, medico psichiatra , ottimo scrittore,nel 1953  pubblicò non un romanzo, ambientato nel libero manicomio,dove lavorava e viveva, ma un diario di vita proprio e delle sue pazienti, colle quali condivideva non solo la malattia, ma la vita, le emozioni,le purezze e le perversioni ,le lucidità e  il buio profondo di anime allo sbaraglio. E  , ben vent'anni prima della legge Basaglia,aveva compreso come queste persone non potessero essere integrate nella società, senza creare quei  disagi infiniti per i malati ed i loro famigliari, come avviene ancora adesso. La pazzia forse non esiste  come malattia, esiste come somma di molteplici  disagi, con la loro motivazione e come tale, con amore  e comprensione, compassione e misericordia,  può essere indirizzata su percorsi di realtà alternativa, che permetta ai sofferenti di vivere senza la costrizione di certe strutture lager, tuttavia protetti da un  mondo , che non gli appartiene.

 

 

"Oggi è arrivata, proveniente da Firenze, una malata, una matta, giovane, fresca, alta, con lo stampo della salute fisica. Quando sono entrato nel reparto era seduta a letto e mangiava con golosità. Aveva la camicia aperta sì che le si vedeva comodamente un seno. Non aveva alcun pudore, neppure la finzione del pudore. È affetta da schizofrenia, quella malattia mentale che scompone la persona umana rendendola senza senso e senza scopo"

Così inizia il libro, dal quale ho extrapolato alcuna frase significativa.

“Un medico di manicomio, se è vivo, sempre vortica tra il peso dei deliri e la speranza che qualsiasi uomo anche se pazzo sia libero”.

“Ogni creatura umana ha la sua legge; se non la sappiamo distinguere chiniamo il capo invece di alzarlo nella superbia; è stolto crederci superiori perché una persona si muove percossa da leggi a noi ignote.”

“I matti non hanno né passato né futuro, ignorano la storia, sono soltanto momentanei, attori del loro delirio che ogni secondo detta, ogni secondo muore.”

“I matti sono ombre con le radici al di fuori della realtà, ma hanno la nostra immagine.”

 

 
 
 

Nelle stanze della follia.

Post n°4158 pubblicato il 27 Febbraio 2019 da g1b9
 


La mostra curata da Vittorio Sgarbi nei luoghi di Mario Tobino: fino al 18 agosto
negli spazi della Cavallerizza un percorso in 200 opere sul rapporto tra arte e pazzia.





Tarcisio Merati (1934–1995), Macchinetta trombetta

La mostra itinerante Museo della Follia trova a Lucca il suo genius loci. Il curatore, Vittorio Sgarbi, l’ha già esposta — in forme diverse — a Venezia, Mantova, Napoli (c’era anche un "lavoro" di Maradona)… ma a Lucca, negli spazi appena restaurati della Cavallerizza, vicino all’ex ospedale psichiatrico di Maggiano dove Mario Tobino dedicò la sua vita a 1.040 matti (dal 1942 al 1980), la mostra assume un significato definitivo. Gli artisti sono dei "matti, ma non troppo", come emerge dalle celebri biografie raccontate dallo storico Rudolf Wittkower nel libro Nati sotto Saturno. I matti-matti, invece, sono quelli raccontati da Tobino in Le libere donne di Magliano (1952), Per le antiche scale (1972) e Gli ultimi giorni di Magliano (1982), la trilogia dedicata a quella che il critico Giulio Ferroni definì la "rovinosa libertà interiore della follia."

Tobino si oppose alla Legge Basaglia (13 maggio 1978) che chiuse i manicomi liberando i malati. Tobino, che era "un uomo di cuore, diceva che la sua vita era lì, che i pazzi erano i suoi simili" (Sgarbi). "La cupa malinconia, l’architettura della paranoia — disse allora Tobino —, le catene delle ossessioni esistono anche se si chiude il manicomio". Basaglia, che "era un uomo di idee", affermava invece che "la follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia".

 

Gino Sandri_Noi soffriremo.

Questa tesi prevalse, gli ex ammalati finirono con il gravare sulle famiglie più che sulle strutture socio-assistenziali mentre i manicomi liberati finirono in rovina o diventarono hotel cinque stelle come a Venezia. Quello di Maggiano, aperto nel 1773 e chiuso nel 1999, è visitabile nei week-end di fine mese grazie alla Fondazione Tobino. Passeggiando tra quel che resta di immense cucine, camerate e chiostri dove i "pazzi" giocavano a dama su scacchiere improvvisate si comprende come Maggiano fosse un borgo autonomo dove i malati coltivavano, tessevano, cucinavano: era una istituzione totale — come scrisse Michel Foucault in Sorvegliare e punire e Storia della follia nell’età classica — ma non priva di un "suo" senso dell’esperienza. Talvolta, come ricordava ieri Sgarbi, gli uomini non sono "da liberare" poiché la società "li respinge poi di nuovo" e rinasce l’impressione che "il manicomio li proteggeva in una condizione di umanità".





Per Sgarbi, ma in fondo per gli estetologi e i critici d’arte, la follia ha un aspetto positivo: spinge a una creatività oltre i normali limiti. "Un artista come Carlo Zinelli rimaneva tranquillo e produttivo in manicomio ed entrava in difficoltà non appena era a contatto con gli altri. Fino a van Gogh l’arte è capace di dominare la follia che la genera; in Borromini e Michelangelo la forma prevale ancora sulla vita. Da van Gogh in poi — asserisce Sgarbi — la follia domina l’arte, si pensi a Ligabue o a Munch: qui siamo alla hegeliana morte dell’arte perché non si è più servi della forma. La follia cancella l’arte come rappresentazione del reale e la vita sopravanza la forma".


Il critico non aveva mai lavorato a Lucca: "Qui ho trovato un’integrità sacra — dice —, adatta a una esperienza primaria come quella condotta da Tobino, che è il primo scrittore che ho letto". Tanto che in mostra la stanza del medico-scrittore riappare come dentro a un ricordo, ricostruita in un contesto intimo. Tra i suoi "matti" di Maggiano ci furono anche artisti: ad esempio Fidia Palla, lo scultore di Pietrasanta, entrato a Maggiano nel 1924 e rimasto fino alla morte.

Questa mostra "ansiosa e ansiogena" è un percorso eterogeneo e vagante di circa 200 opere tra dipinti, fotografie (una intera parete riproduce i ritratti ritrovati nel manicomio abbandonato di Teramo), sculture, oggetti e installazioni multimediali che invogliano a una riflessione sul tema. "Entrate, ma non cercate un percorso-mostra, l’unica via è lo smarrimento"; in questo senso la mostra sui "matti"parla molto della nostra contemporaneità. Le sale si aprono con i dipinti e le sculture di grandi maestri come Silvestro Lega, Fausto Pirandello, Antonio Ligabue, Francis Bacon, la cui mente, attraversata dal turbamento, "ha dato forma a un’arte allucinata e visionaria". Prosegue poi con opere d’arte sulla tematica della follia eseguite dal Settecento ai giorni nostri di autori come Tranquillo Cremona, Cesare Tallone, Vincenzo Gemito, Ottavio Mazzonis, Venturino Venturi, Tarcisio Merati, Vincenzo Claps, l’artista di Avigliano di cui si espone una espressiva tela di uno smarrito soldato allo specchio. E poi anche opere di Gaetano Pesce, Studio Azzurro, la gigantesca Nave dei folli di Enrico Robusti e le composizioni teatrali di Agostino Arrivabene.



Adolescente_Silvestro Lega

Tra le novità dell’edizione lucchese della mostra c’è una imponente opera di Cesare Inzerillo: il titanico Calcio Balilla dal titolo U.S.L. (Unione Sportiva Lucchese) dentro il quale si può camminare, testimonianza della principale attrazione ludica presente nella maggior parte dei manicomi abbandonati. Poi i lavori della pittrice Juana Romani, protagonista della Parigi bohémienne di fine Ottocento e morta in un manicomio nel 1923, e anche illustri autori toscani, tra i quali Lorenzo Viani (La pazza), Alberto Magri e lo scultore-speleologo Filippo Dobrilla.




A Lucca in genere si va per vedere il sarcofago di Ilaria del Carretto scolpito da Jacopo della Quercia: "Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia / perduta nella morte", scrisse Pasolini. Lucca può ora diventare anche capitale della riflessione sulla follia, che non è la morte ma forse il suo opposto o, forse, qualcosa a lei molto vicino.

di PIERLUIGI PANZA

           Rassegna Stampa      da Il Corriere della sera                                                                              

 
 
 

Le parole...

Post n°4157 pubblicato il 27 Febbraio 2019 da g1b9
 

 

 

 

Saepe verba non volant...

 
 
 

Preghiera...

Post n°4156 pubblicato il 26 Febbraio 2019 da g1b9
 

 

 

Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l'intelligenza di saperle distinguere.


    San Thomas Moore        

 

 

 
 
 

I and me...and my jewels .

Post n°4155 pubblicato il 25 Febbraio 2019 da g1b9
 

 
 
 
 
 

RELATHIONSHIP

Don't let someone become a priority in your life , when you are an  optional in their life... Relationships work best when they are balanced.

 

 

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