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Un blog creato da g1b9 il 10/01/2009

Sentimentalmente

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Messaggi del 20/07/2018

Come la femminista di fatto Chiara Ferragni ha ribaltato il body shaming contro di lei.

 

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La fashion influencer, fra un selfie e una cena Vip, spesso manda messaggi più femministi di certe delegate per le Pari Opportunità



 

 

Si potevano dire tante cose su quel party, osso succulento per ogni testata perché scrivere di lei garantisce in automatico un'infinità di visualizzazioni, ma il taglio della riflessione dipende invece dal giornale e dai giornalisti, e ti dice che tipo di stampa hai di fronte. Tipo una riflessione sulla libertà delle giovani coppie (finalmente!) con lei che parte e lui che fa il papà, teneramente a casa, per esempio? Oppure parlare di lusso e di moda, di cosa succede quando due imperi della comunicazione diventano una coppia. O di come lei abbia risposto ai primi commenti su un abito troppo aderente che mostrava vaghe tracce di pancia (vaghe, vaghissime!) con la serenità di rivendicare di avere avuto un figlio solo 4 mesi fa. O ancora, un pezzo su tutti i messaggi positivi che riesce a mandare, dall'amore per i cani all'autostima, spesso dedicati alle più giovani. Perché la Ferragni, fra un selfie e una cena Vip, spesso manda messaggi più femministi di certe delegate per le Pari Opportunità, e di sicuro più letti.

Invece niente da fare, la giornalista ha preferito scrivere un articolo in perfetto stile primi Anni 90, questionando sul nuovo colore di capelli della futura sposa, sottolineando come fosse una colpa che non ha ancora perso gli ultimi 5 kg guadagnati con la gravidanza. "Li ostenta felice" scrive, confermando quanto è dura a morire l'idea di molte giornaliste di moda che le donne che non sono stecchini debbano – come minimo – vergognarsi e nascondersi.

La Ferragni per fortuna non è tipo da farsi mettere in crisi da una di quelle che con tutta probabilità durante le sfilate le siede alle spalle guardandola in cagnesco, e le sono bastati due screenshot nelle stories di Instagram per rispedire tutto al mittente, e costringendo il Corriere a cambiare tre titoli in poche ore.

Una mia amica, un'insider scappata proprio dal mondo delle grandi testate di fashion, mi ha detto che molte giornaliste di moda vedono le blogger col fumo negli occhi, perché da quando hanno preso piede, sono le più invitate alle sfilate, amatissime da sponsor e grandi brand anche perché – a differenza di coloro che hanno un tesserino che le vincola a regole e deontologia, spesso le blogger accettano merce in cambio di pubblicità e il mercato si sa, a queste cose è sensibilissimo. A seguire pare che questo inventarsi esperte di un settore abbia assai danneggiato il mercato, abbassando la qualità del lavoro di tutti e diminuendo i cachet. Insomma fin qui tutto bene, sono una blogger che ha grande rispetto e stima del mestiere di giornalista, due mestieri diversi per compiti e responsabilità, differenza che dovrebbero tenere marcata forte e chiara i direttori delle testate prima di tutto, e subito dopo chi scrive. Dobbiamo essere tutti consapevoli di ciò che facciamo con la tastiera e che il punto in comune fra professionisti e blogger è che la scrittura ha un impatto forte su chi legge, e il mondo è pieno di persone fragili, semplici o suggestionabili. Sta alle nostre coscienze ricordarcelo in ogni riga che andiamo a pubblicare, prima di ogni dato, click o applauso facile.

E il problema per me è tutto lì: la moda da sempre è un settore fortemente responsabile dell'impatto che l'immagine delle donne rappresentate ha sulla salute delle donne reali, soprattutto le più giovani: disturbi alimentari, di autostima, di percezione di sé, eccetera. Ci sono voluti anni per arrivare a parlare di questo, e squarciare il velo di omertà che case di moda e giornali tenevano sull'argomento e oggi, dopo che perfino le grandi testate internazionali come Vogue hanno avuto il coraggio di nominare questi aspetti e che la storiella della perfezione richiesta alle donne è crollata, non è accettabile avere una giornalista che fa "body shaming" da un sito di uno dei più autorevoli quotidiani italiani.

Viceversa, la cosiddetta blogger tanto denigrata e sempre trattata come l'autodidatta mai cresciuta (anche se è CEO della sua azienda, per dirne una) incassa e risponde in difesa della dignità sua, delle sue amiche e di ogni corpo di ragazza, dando contestualmente una gran lezione – di stile, ma non solo - a una delle tante "signore dei giornali di moda" che ancora non hanno capito che i tempi in cui dalle loro scrivanie potevano lanciare strali, dando pagelle ad abiti e corpi altrui, sono finiti.
Per fortuna.

 Michela Pagarini

 
 
 
 
 

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