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Sentimentalmente

Tutto ció che mi dá emozioni....

 
 

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Messaggi del 12/12/2020

Io e le favole...

Post n°4807 pubblicato il 12 Dicembre 2020 da g1b9
 

 

Tempo di festività natalizie, tempo che dovrebbe essere sereno, la dolce attesa di una nuova nascita di Gesù. Ho vissuto tanti Natali, ci sono in quelle feste tante gioie, emozioni, ci sono le persone, che hanno popolato la mia vita, i loro sguardi, i loro abbracci, una vita intera di emozioni , che il tempo non ha scalfito; ripensarle è un brivido che mi scorre lungo la schiena e mi fa sentire viva in questa specie di presepio, in cui il mio pensiero si muove , estasiato, alla ricerca di qualcosa che non ci sarà mai più, ma che vive nel mio amore indistruttibile e nel loro ricordo sempre più vivo.Sarà un Natale  nel rispetto delle regole , un  Natale che avrà la forma di un giorno qualsiasi,perchè non posso non  pensare che poi si riprendranno i lockdown, le chiusure, che non si potrà ancora lavorare ed inizierà un nuovo anno all'insegna della più sconfortante incertezza.Per allontanare da me la tristezza, che ormai si è stabilita in casa, ho scelto di tornare bambina e vivere questo Natale tra Favole, ciaramelle, la natura, le lampade di un tempo a illuminare la notte, che mi piace immaginare ammantata sempre di neve e di sogni come un tempo,ringraziando Iddio per tutto quello che mi ha dato modo di vivere e che ha fatto di me quella che sono ora, aggrappata a quella preghiera mia quotidiana:"Signore , dammi la forza di poterti dire , ogni giorno, sia fatta la tua volonta e benedicimi!"

 

 

Accodrum e la moglie foca.

Scozia – South Uist (Ebridi Esterne)

Sebbene il suo nome completo non sia mai stato ricordato, era un giovane uomo del clan dei MacCodrum. Era il giorno dopo una tempesta, ed egli stava perlustrando la spiaggia per raccogliere le alghe preziose e commestibili che erano state trascinate a riva. Ad un tratto, udì delle persone ridere e cantare. Incuriosito, il giovane si avvicinò di soppiatto, senza volersi intromettere laddove non era stato invitato, ma chiedendosi chi stava facendo festa sulla spiaggia. Ciò che vide lo fece rimanere di stucco. Diverse foche giungevano dal mare, poi sfilavano le loro pelli, diventando bellissime donne e si univano alle danze. E fra loro vi era una fanciulla che gli sembrava la più bella di tutte. L’uomo rimase a guardare cosa sarebbe successo, e vide che le altre foche, una per una, si stancarono della danza e indossarono di nuovo le loro pelli, lasciando la loro forma umana e scivolando fra le onde. Ma egli pensò che non poteva perdere in questo modo la sua favorita. Così si avvicinò furtivamente al punto dove la fanciulla aveva lasciato la sua pelle, e la nascose. Quando la bella tornò a cercare la pelle, non riuscì a trovarla, e cominciò a lamentarsi e a piangere. Le altre foche, spaventate, nuotarono via e la lasciarono lì, ma il giovane uomo la prese prontamente fra le braccia e calmò il suo terrore con dolci parole. La fanciulla sapeva che lui aveva la sua pelliccia, e lo implorò di ridargliela, ma egli ignorò le sue preghiere e la portò a casa con sé. Poi, in un momento in cui lei non lo guardava, nascose la pelle fra le travi del fienile .Il tempo passò, e la bella fanciulla passò dal piangere e struggersi al sorridere, e alla fine, sembrò diventare completamente umana. Lei e l’uomo, ora, si amavano l’un l’altra, e così si sposarono. Trascorsero gli anni. I giovani sposi ebbero diversi bambini, e la donna appariva abbastanza contenta.Ma un giorno accadde che uno dei bambini, giocando nel fienile, trovò la pelle di foca  .“Oh, Madre”, disse quella notte mentre lei lo metteva a letto, “oggi ho trovato una cosa nel fienile.” “Che cosa? " “Una pelle di foca, tutta soffice e bellissima.” La donna seppe allora chi era stata, e chi sarebbe potuta diventare di nuovo. “Sto per andare via, amore mio. Ma veglierò sempre su di te, e non resterai mai senza pesce.” La madre non fu mai più vista in forma umana. Ma ancora adesso, una foca giunge fino alla riva, chiama, e lascia del pesce per i bambini. E loro sanno che deve essere la loro madre foca, che veglia su di loro come aveva promesso.

*** La leggenda dice che da allora, ricordando la natura della loro madre, i figli di MacCodrum, e i figli dei loro figli, “furono sempre attenti a non arrecare mai danno o disturbo alle foche. Per questo vennero chiamati Clan Mhic Codruim nan Ròn, il Clan MacCodrum delle Foche, e il loro nome divenne famoso a North Uist e nelle Ebridi Esterne come uno di quelli delle famiglie appartenenti al grande Clan Donald.”. 

Note bibliografiche:

1. Vedi Fairy Tales from Scotland, rinarrate da Barbara Ker Wilson, Oxford University Press, Oxford, 1999, pag. 7 – Edizione italiana Elfi e streghe di Scozia, a cura di Lorenzo Carrara, Franco Muzzio Editore, Roma, 2002, pagg. 105.

 
 
 
 
 

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