IlPiccoloMondoDiMery

i fatti degli altri...


Non ce la facevo più a stare al telefono. Dall’altra parte del filo la mia ex-collega mi stava facendo un aggiornamento di tutto quello che succedeva in un ambiente di lavoro che avevo mollato cinque anni prima.“E sai la tizia?”  Tono enfatico: “e sai cos’ha combinato la caia?”, poi abbassa la voce, sussurra (ma chi ci deve sentire, penso io) “Sai che voce gira?”.Non lo so che voce gira e non m’importa. Non è un mio bisogno primario sapere che voci girano.  Credo che la mia vita scorra comunque -senza risentirne- nonostante questa piccola ignoranza.Le manifestavo qualche timido diniego e il mio disinteresse. Chiedo piuttosto lei come sta e se suo figlio ha concluso la scuola. Non mi va di parlare di gente che non c’è,  non è bello parlare degli altri per evitare di raccontare se stessi.Inizio a pulire il telefono, con uno straccetto passo il dito fra le file dei tasti. Mi accorgo di tutta la polvere che c’è, durante queste conversazioni.Non mi piace ascoltare le vicissitudini degli altri quando sono assenti, lo trovo noioso, mi interessano le esperienze di prima mano, gli eventi vissuti in prima persona. Questo per me è interessante.Almeno si possono chiedere delucidazioni su qualche dettaglio, le dinamiche, le emozioni; almeno ci si rende conto in modo reale dell’esperienza dell’altro e in qualche modo diventa nostra.. tutto il resto è pettegolezzo.Lo faccio notare alla mia interlocutrice, sinceramente questo disinteresse non si può mascherare. Voglio bene alla mia collega, ma quando prende certe pieghe, vorrei glissarmi. Ma lei è partita in un giro di giostra tutto suo, non la ferma nessuno, come una discesa  in bicicletta con le gambe spalancate. Allora mentre lei discorre a ruota libera io giro il pomello del timer del forno e lo faccio suonare: “mi suonano alla porta, Emy… ti devo lasciare”Ci salutiamo frettolosamente e ritorno alle mie faccende. Sono una mascalzona di femmina, mi rimprovero divertita per questa piccola bugia.Non appartengo alla cerchia dei normali. Mi faccio un caffè. Accarezzo il mio gatto. Su un libro di Fabio Marchesi (La fisica dell’anima) trovo una paginetta che  sembra in sintonia con situazioni di questo tipo:“Sono molte le persone che provano piacere quando ad un conoscente accade qualcosa che lo fa star peggio di loro e stanno male quando ad un conoscente accade qualcosa che lo fa star meglio di loro. Reazioni emotive di questo tipo sono un segnale importante di paure non risolte, bassa autostima e scarso livello di evoluzione.”Su questo tipo di persone aggiunge: “La cosa che caratterizza in genere chi vive esperienze di insuccesso, è che se la prende sempre con qualcosa o con qualcuno, mai con se stesso; chi si lamenta del coniuge, chi del datore di lavoro, chi dello Stato. Questi soggetti trovano sempre qualcuno a cui attribuire la responsabilità dei loro insuccessi e in genere non solo si ritengono sfortunati, ma invidiano chi vive esperienze di successo”.