IlPiccoloMondoDiMery

risvegli e salti quantici...


voglio pubblicare stralci di una lettera di dimissione di una giornalista, M.L. Busi, la quale ha avuto il coraggio di rinunciare alla conduzione di un telegiornale e alla carriera che stava facendo perchè non corrispondeva più ai bisogni della sua anima.Non cito il tg in questione perchè non è il dettaglio più importante e perchè non vedo delle differenze significative fra un tg e l'altro: la questione è l'informazione, la notizia. Attualmente.Oggi l'informazione del Tg «è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il paese reale?, dov'è l'Italia che abbiamo il dovere di raccontare?». Un'Italia fatta anche di precari, di uomini e donne che hanno perso il lavoro, di cassintegrati, di aziende che a centinaia chiudono e di imprenditori del Nord-est che si tolgono la vita perchè falliti. «Quell'Italia esiste. Ma il Tg l'ha eliminata». Sono le accuse che Marialuisa Busi mette nero su bianco nella lettera che ha indirizzato al direttore del Tg e con cui chiede di essere sollevata dalla conduzione dell'edizione delle ore 20 della testata dove - precisa - «lavoro da 21 anni» e che ama, e la scelta fatta «è per me una scelta difficile, ma obbligata»..  Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola». La giornalista aggiunge «anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale». E «l'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte e l'infotainment quotidiano. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale». Nel ricordare che un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma, «un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto».«Nell'affidamento dei telespettatori - prosegue la Busi - è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori». E i fatti de L'Aquila (quando la troupe del Tg guidata dalla Busi venne contestata per strada, ndr) «ne sono stata la prova» è stato allora che «ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica». L'ultima parte della lettera contiene annotazioni un pò più personali. «Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire», e pertanto «respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo». Inoltre, «respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti ». «Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del Tg, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere». Questa lettera mi ha profondamente commosso, questa anima ha destato tutta la mia ammirazione. Io credo che questo sia un segnale del Risveglio e della rinascita che in tutto splendore noi esseri umani possiamo fare..auguri Maria Luisa e che la tua strada sia benedetta e luminosa....