CULT2012

HEREAFTER


HEREAFTER
L’ex-cowboy cinematografico Clint Eastwood con Hereafter (L’aldilà) si cimenta in una prova difficile, ossia la regia di un film sul soprannaturale, in cui i protagonisti (una giornalista francese, un sensitivo americano e un ragazzino inglese) per vie diverse e loro malgrado, subiscono l’incontro più temuto da ogni essere umano, quello con Sorella Morte. La prova è superata con grande bravura, poiché, dato l’argomento spinoso, il rischio di sbavature nonché di interpretazioni mistiche, era elevatissimo. Eastwood è invece riuscito a trattare il tutto con eleganza, equilibrio e delicatezza. Non concede spazio a facili e oleografiche rappresentazioni dell’aldilà (non si capisce perché ma esso è spesso raffigurato con lunghe sequenze di campi erbosi verdi e mai per esempio con immagini di ambienti marini o montani!) ma lascia intuire un mondo diverso, atemporale e aspaziale (forse), con efficaci e brevi flash fotografici. Non concede spazio a dispute teologiche, non vuole offrire nessuna verità dogmatica, ma semplicemente egli affronta un argomento, propone delle ipotesi che trovano delle fonti in testimonianze attendibili di persone che hanno sperimentato la cosiddetta “premorte”, vale a dire quello stato di incoscienza in cui si trova un individuo dopo un forte trauma (es. incidente o operazione chirurgica) in bilico tra la Vita e la Morte. Marie, la giornalista francese, è un personaggio reale: ella è sopravvissuta all’esperienza terribile dello tsunami asiatico del dicembre 2004 ed ha voluto raccontare la sua incredibile esperienza, anche se per una manciata di secondi, di life after death. Marie ha infatti scritto un libro, cui si ispira il film di Eastwood, divenuto un best seller nell’arco di pochi mesi. Crederci o no nella vita oltre la morte? Qualunque possa essere la propria personale esperienza, il proprio vissuto,  la posizione più cauta sembra essere forse è quella più giusta,  poiché sbilanciarsi in un senso o nell’altro, non sarebbe auspicabile per vari motivi.  Siamo infatti consapevoli della nostra finitezza in quanto essere umani, per cui smentire o banalizzare l’esperienza vissuta da  tante persone, oppure, al contrario, lasciarsi sopraffare dall’irrazionalità fino a concedere fiducia a persone (fattucchiere, stregoni, falsi sensitivi e veggenti) che per “mestiere” imbrogliano gli altri per arricchirsi, sono comportamenti entrambi errati. Osservare, cercare di capire e documentarsi senza pregiudizi, tenedo conto del prezioso insegnamento di Karl Popper (La scienza è un cimitero di errori, ndr) sono gli strumenti più utili per addentrarsi in temi che, di per sé, sono ostici in quanto non-umani e non sensibili, nell’accezione filosofica del termine. Il film ha la sceneggiatura di Peter Morgan di The Queen ed è interpretato da Matt Damon, Bryce Dallas Howard e Cécile de France e musicato, come d'abitudine, dallo stesso regista. Voto: 7 ½ Gabriella Tigani Sava