La gaia scienza

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Ascolto Patience. L'hai postata in quel periodo. L'ascolti con me?Ho sentito l'urgenza di venirti a trovare. Finalmente ero sola. Nessuno attorno. Nè il tuo (ormai un po' nostro) amico, nè la tua cara e dolce mamma. Ho potuto restare lì davanti a te senza fretta e senza "nascondermi". Gli occhiali scuri a fissarti. Ti ho guardato negli occhi e per un attimo ho pensato che avessi iniziato a piangere con me. Forse è anche così. Sarà banale pensare che non mi stupisco più di nulla quando si tratta di te. Lo dico e lo penso: non smetteremo mai di comunicare a modo nostro. Non si spezzerà mai questo mistero.Poi, ecco, maledetta e stramaledetta morte da accettare. Distolgo lo sguardo dalla foto, che un po', forse, distoglie dal pensiero materiale, fisico, scientifico della tua presenza lì, in quel posto assurdo. Guardo la lapide, la scritta dorata. Ed ecco. Tu sei lì dentro. TU SEI LI' DENTRO. TU SEI LI' DENTRO. TU SEI LI' DENTRO. Sei così vicino a me eppure lontanissimo. No. Penso che sia inconcepibile e inaccettabile. Tu lì. Fanculo al destino. Fanculo a qualsiasi significato. Se la penso a questo modo è straziante.Ti ho parlato a cuore aperto. Ma tanto tu lo sai cosa penso. Lo sapevi e lo sai.Non so più cosa dire. So solo quello che penso e che sento.Credo non mi passerà mai. Continuerò a conviverci. Ormai ho imparato a farlo, del resto. Certo, l'abitudine non lima il dolore. Lo cronicizza. So come fare...quando ne ho bisogno mi ci butto a capofitto. Lascio fare e spesso ne alzo il volume, appositamente. A volte, mentre accade, entro in una specie di consapevolezza e mi chiedo se non sia invece un destino autocostruito al solo fine di credere ciò in cui ho bisogno di credere. E' così? O il mio istinto parla con senno? (Before you fall into unconsciousness I'd like to have...)