La gaia scienza

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Da qualche mese stavo bene e mi sentivo quasi in colpa, giuro. Poi, l'altra notte ti sogno. O meglio: hai deciso di venire da me. E quando ti sogno sto bene. Non è più successo di sentire il tuo grido di aiuto. E' quando mi sveglio che inizia l'incubo. Si riapre la ferita e la cospargiamo insieme di sale. Penso a tante cose. Mi chiedo se l'hai voluto tu. Se è stato un errore. Se è stata una serie di concause nate e cresciute negli anni. Se c'entro io. Pure questo mi domando. Penso se avrei potuto fare qualcosa, dire qualcosa. Credo di sapere quale sia stato il motivo fisico. Ciò che non so è se sia stato voluto. E, se sì, perchè. Mi hai detto una volta che ti parlavo come una psicologa. Te lo meritavi. Quello che ti ho detto andava detto. Io ti conoscevo come pochi. Ti capivo e ti sentivo. Tu lo sapevi e mi hai raccontato di te. Ti sei confidato. Mi sono complimentata con te. Ma tu sei tu. Quella parte di te (così come la mia) non si può cancellare. Forse sopire e a volte ignorare. Ma non può sparire. E così credo che tu, anima bella e fragile sotto tanta corazza di sicurezza, sia caduto tra le braccia della tua donna bastarda, tra le note di una musica incoraggiante. E quando penso a questa immagine, mi sento chiamata in causa. Lo so cosa pensavi di me. E credo che anche in questo caso, come tutto ciò che ha a che fare con noi, il destino abbia deciso tutto. Anche per proteggermi, in un certo senso. Era scritto così, e tu hai seguito alla lettera gli ordini dall'alto. Chiuso, stop, time over. Abbiamo rispettato la tabella di marcia. Dovevamo dire il non detto e chiudere il cerchio. Abbiamo risposto all'appello, seppur in breve tempo. Abbiamo fatto il possibile, ma siamo stati diligenti burattini del signor Destino, che ha tirato i nostri fili a piacimento, fino alla fine della storia. Ora io ho la mia vita qua e tu hai la tua vita da qualche altra parte. Vorrei fare altre cose. Vorrei urlare tutta la mia rabbia a quel pezzo di merda del tuo "amico", a quello che grazie a Dio dimentico pure di aver dato qualche anno della mia vita. Lui sa qualcosa che mi aiuterebbe a capire. Tu mi hai detto "Lascia perdere", ma sarei riuscita a fartelo dire quello che è successo tra di voi. Che gran figlio di puttana! Se ne è stato zitto, è riuscito a farti diventare tabù nella mia testa. Ma un giorno chiuderò anche quel cerchio. I tempi devono essere maturi. Il modo per contattarlo ce l'ho. Potrei farlo anche ora, all'istante. Ma andrei fuori di testa. Sono ancora troppo scossa.Ho bisogno di sfogarmi in questi giorni. Ma mi sento sempre terribilmente apatica. Apatica nell'espressione. Anni fa la scrittura era un'amica fedele e un'irrinunciabile compagna. Mi aiutava a buttare fuori pensieri, terapeuticamente. Si sa, funziona così, nulla di nuovo sotto il sole. Mi manca scrivere. Ma non ci riesco. Mi sento bloccata. Come se "Tanto non serve a niente, tanto non cambia nulla, tanto sono sempre le solite beghe". Infatti scrivere questo post non è servito a placarmi. Mi sento un'anima in pena e mi lascio cullare dalla malinconia, col cuore che fa male e la testa che formicola tra mille pensieri. Ma tu vuoi questo da me? Non puoi accompagnarmi e osservarmi più discretamente?Mi stai facendo male.