La gaia scienza

QUANDO NELLA SHOAH SI AMA LA VITA...


3 luglio 1942, venerdì sera, le otto e mezzo.Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non capiranno cos'è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita dall'altra. Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato, anche se non ho quasi più il coraggio di dirlo quando mi trovo in compagnia. La vita e la morte, il dolore e la gioia, le visciche ai piedi estenuati dalle lunghe camminate e il gelsomino dietro la casa, le persecuzioni, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me come un unico, potente insieme, e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre meglio - così, per me stessa, senza riuscire ancora a spiegarlo agli altri. Mi piacerebbe vivere abbastanza a lungo per poterlo fare, e se questo non mi sarà concesso, bene, allora qualcun altro lo farà al posto mio. Ho il dovere di vivere nel modo migliore e con la massima convinzione, sino all'ultimo respiro: allora il mio successore non dovrà più ricominciare tutto da capo, e con tanta fatica. Non è anche questa un'azione per i posteri?Il 7 settembre 1943 Etty fu caricata sul treno merci. Direzione Auschwitz. Un amico testimonia che salì sul vagone numero 12, partendo con "un allegro ciaaao", pur sapendo dove stava andando.Un rapporto della Croce rossa afferma che vi morì il 30 novembre 1943.Etty Hillesum, DIARIO 1941-1943 (ed. Adelphi)Uno dei libri più illuminanti che abbia mai affrontato nella mia vita. Vi consiglio di leggerlo. E' disarmante. Educativo. Affascinante. Dolce. Filosofico. Psicologico. Profuma di gelsomino.