Diario da Tashkent

Fuori gli attributi


Mercoledì 6 Ottobre 2010 , ore 15:00Fuori gli attributiSiamo a casa , sono stati i tre giorni più duri della mia vita dal punto di vista dello stress e del turbinio di emozioni , alle 02:00 di mattina ora di Tashkent , il nostro compagno di disavventure Marat ci aspetta sotto casa con un taxi (in Uzbekistan qualsiasi auto che passa per la strada è un potenziale taxi) , carichiamo il bagaglio che ci resta e partiamo per l’aeroporto, Marat scherza sul fatto che questa volta, avendo smarrito le valigie non ci serve un’auto grande , il clima in auto e di persone sconfitte che non sanno se potranno rincontrarsi , noi siamo sfiduciati , anche Marat sembra molto provato e triste, stiamo pensando di mollare tutto , come possiamo dare fiducia alle parole e alle promesse della direttrice dell’Istituto dopo quello che è capitato.Arriviamo in aeroporto , salutiamo Marat con un Addio e un “in bocca al lupo” per la salute della figlia che si trova ricoverata in ospedale. Marat confida che in un futuro non lontano ci potremo rivedere in altre circostanze in Canada , Paese nel quale ha intenzione di trasferirsi prossimamente.Passiamo i controlli all’entrata , al check in , si aprono le cateratte , Simona ha il magone e gli occhi lucidi e gonfi,  per quando mi riguarda l’adrenalina e la rabbia ancora in corpo , fisicamente , non mi permette di sciogliere la tensione con un pianto.All’ultimo controllo , Simona viene fermata e le viene fatto svuotare la borsa da una zelante poliziotta ,  questa dopo aver controllato fin gli assorbenti , vuole vedere i dollari che Simona ha dichiarato alla dogana, dopo la verifica la guarda le dice “I hope to see you again, have a good flight”, Simona con un sorriso tirato e in Italiano le risponde “anche NO”.Ormai di noi si è impadronito un vuoto enorme, siamo in attesa di imbarcarci al gate B 4, pian piano stanno arrivando i passeggeri che con noi prenderanno il volo per Mosca .E’ in queste occasioni , in questi voli di paesi al limite dell’impero che capita di vedere le persone più strane bizzarre e curiose.C’è un Uzbeko che ha come bagaglio a mano due zucche , con il nastro adesivo ha creato due manici e le zucche hanno addirittura il cartellino “cabin approved”; ci sono due tipici vecchini Uzbeki, l’uomo sembra personificare la statuetta per i turisti del  vecchietto Uzbeka con la barba bianca il copricapo e la tunica caratteristica; la nonnina è forte , veste il tipico vestito Uzbeko e sulla testa porta un coloratissimo foulard di chiara provenienza russa. Ci sono tantissimi lavoratori Uzbeki che si recano a Mosca , ma soprattutto tra i passeggeri c’è una mamma con due bimbi, il maschietto (una peste) avrà si e no due anni, la bimbetta , piccoletta , scura in viso , con due profondissimi e bellissimi occhi neri, avrà circa sei anni , una fitta al cuore , chissà se assomiglia ad Alessandra. Arriva il momento dell’imbarco, i passeggeri Uzbeki sono veramente indisciplinati, spingono, si accalcano, non rispettano nessun tipo di coda (questo mi fa rivalutare le code Italiane) , devo assolutamente lottare e strattonare i bagagli a mano per poter riuscire a salire sull’aereo, l’alternativa è quella di rimanere pressato e schiacciato tra uomini e donne che non hanno scrupoli di spingere e sgomitare. Tutto ciò mi ricorda quando facevo le superiori a Lecco e per arrivarci si usava il bus , ogni volta che si saliva sul pullman era una prova di forza e un gioco di blocchi e gomitate, ma accidenti, eravamo ragazzini di sedici anni, qui ci sono uomini e donne anche cinquantenni che partecipano alla bolgia.Al decollo Simona crolla , appoggia la testa alla mia spalla ; io le chiedo perché piange, lo so che la domanda è stupida, ma le dico che non abbiamo niente da rimproverarci, abbiamo fatto tutto quello che ci è stato chiesto e indicato, non abbiamo niente da recriminare , che non sempre le cose vanno come sperato, e come dice il mio capo, “tutto aiuta a crescere” . Simona mi stupisce con la sua risposta e mi fa capire quanto noi uomini siamo a volte dei principianti per quanto riguarda la sensibilità , con la voce impastata dalle lacrime mi confida “si , è vero, abbiamo fatto tutto quanto ci è stato chiesto, ma stiamo abbandonando Alessandra , la stiamo lasciando qui “.Questa considerazione mi fa pensare e riflettere, durante il viaggio mi confronto con Simona , sulla sua volontà o meno di continuare , di aspettare altri due mesi previsti, con la possibilità di un nuovo viaggio , concordiamo che Alessandra o chi per essa merita un altro tentativo , un’altra possibilità .All’arrivo a Mosca siamo di nuovo convinti e decisi più che mai di continuare questa avventura infinita .A Mosca , letteralmente di corsa riusciamo a raggiungere l’aereo per Milano, qui la tipologia dei passeggeri dell’aereo è assolutamente diversa, enorme e folta è la presenza di altissime e biondissime ragazze russe dove ogni passo lungo il corridoi dell’aeroplano si trasforma in una sfilata, giovani ed eleganti uomini d’affari popolano la business, i Russi che vengono in Italia per shopping si notano perché viaggiano leggeri , senza bagaglio a mano, che sicuramente avranno in abbondanza al ritorno.Al momento del decollo da Mosca, crollo , finalmente anche io riesco a sfogarmi con un pianto liberatorio , quanto ci è successo e la decisione , comunque di tenere duro e continuare con l’adozione, smorza la tensione e permette di sfogare i miei sentimenti con un pianto composto .Arriviamo a Milano, passiamo davanti all’ufficio Lost and Found, per curiosità ci fermiamo e presentiamo la documentazione fornitaci dal corrispondente ufficio di Tashkent, chiediamo se hanno notizie delle nostre valigie. Ebbene si, la beffa continua, le nostre valigie sono arrivate a Tashkent poche ore prima con un volo Aeroflot, lo stesso volo che noi poi abbiamo preso per andare a Mosca. Chiediamo se cortesemente è possibile, visto che siamo tornati, poter far arrivare le valigie a Malpensa , nel qual caso saremo noi ad andare in Aeroporto a ritirarle. Mio padre è in aeroporto ad aspettarci , dopo averlo salutato, spieghiamo brevemente quanto ci è capitato, ma per una persona normale, che non è nel mondo delle adozioni , fa fatica a capire cosa ci è capitato , soprattutto fa fatica a capire come sia stato possibile che potesse capitare e ancora fa fatica a capire cosa ci spinge a continuare a subite tutte queste mazzate sui denti senza mandare tutti a quel paese.Finalmente siamo a casa,ora siamo sereni , siamo consapevoli di dover lottare ancora ma questa volta ci diamo un vero termine temporale, non siamo più disposti a dare fiducia incondizionata.