Luciano Gandini BLOG

Non c'è seme che può fiorire senza legalità


Il primo pensiero che mi è venuto in mente leggendo l’articolo di Kiangpo Hau Seves (sul Secolo XIX di oggi 4/04/07) è che non c’è seme che potrà fiorire senza legalità. E la legalità non parla lingue, non ha colori di pelle, c’è o non c’è. La poesia e le metafore sono belle da leggere, fanno sognare e non fanno dimenticare, anche quando la dimenticanza è piena di memoria. E la memoria di Via Prè va indietro nel tempo, richiama ricordi e cartoline ingiallite. Ma lasciarsi trasportare dalle emozioni e dai ricordi può essere pericoloso e allontanare l’attenzione dal presente: un presente che la cronaca del Secolo poche pagine dopo descrive nella sua realtà. Pré e Maddalena sono i due grandi buchi neri, pezzi di una città che non è più città perché senza anima, un’anima costituita dal tessuto economico-sociale che c’era e non c’è più, dalle persone, dai commercianti. E quei pochi che resistono o che coraggiosamente ritornano non si sentono nemmeno dire grazie. Anzi, spesso vengono apostrofati con ironia.Le ricette possono essere tante, si va dalla “tolleranza zero” dell’ex sindaco newyorkese Giuliani alla integrazione tante volte richiamata nei discorsi, ma che raramente ho visto attuata nel concreto. Personalmente pendo per la tesi “repubblicana”, ma politica vuol dire anche compromessi e confronto con sensibilità anche molto diverse tra loro. Va tutto bene, purché si dia una risposta all’urlo di dolore di ferragosto del parroco di Prè - Prè intesa come Via e non come simbolo di una Genova povera e straniera – che ancora adesso aspetta una risposta o alla pazienza dei cittadini di Salita Santa Brigida, e dedali limitrofi, che convivono con una reltà fatta di spaccio e di consumo di droga e che ancora aspettano alcuni cancelli o forse solo uno per ripristinare le minime condizioni di vivibilità. Le cattedrali nel deserto sono anche belle da vedere, come lo è la nuova piazza dei Truogoli di Santa Brigida, se non fosse per il piccolo particolare che i Truogoli vengono presi per contenitori dei rifiuti; come lo sono i finti giardini all’uscita della stazione della metropolitana di Principe; come sta diventando il mercato dello Statuto, bello, nuovo, ma irrimediabilmente dimezzato come numero di banchi negli ultimi anni; come lo è la stessa Commenda, anche quando la piazza viene pulita il tutto rimane desolatamente sporco, vittima del sistema di ristorazione in voga in zona: borsa frigo e porzioni per tutti, consumate in loco e poi abbandonate. Il problema è che si è arrivati ad una situazione per la quale orami si parla di “politiche di recupero”. Chiedersi perché l’obiettivo di oggi è quello di far aprire locali pubblici e quello di ieri non è stato quello di non farli chiudere potrebbe essere un buon inizio.