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mali


 nel momento che ho deciso di andare in mali, sapevo che il turismo era fermo da anni e che vi erano problematiche di sicurezza per le persone straniere, sia eventuali turisti che cooperanti occupati in varie missioni. problematiche, avevo capito, sia al sud e nella capitale che al nord, avvicinandosi al deserto che arriva al confine con l'algeria. i motivi che si leggevano sui giornali e che si sentivano alla tv erano, come per altri paesi del vicino oriente, da addebitare agli immancabili gruppi di "ribelli". che, in questo caso, oltre che "curare" i vari attentati in alberghi e a convogli di forze multinazionali, erano anche dediti a sequestri di stranieri per chiederne il riscatto. attività svolta soprattutto a danni di italiani perché, come vengo informato dopo, la farnesina paga più facilmente che altri stati.che ci fossero pochi turisti, poteva dispiacermi per le infrastrutture esistenti sul posto e che non trovavano soluzioni agli investimenti fatti negli ultimi anni; ma certo non toglieva nulla ai percorsi che avevo in mente e che erano legati alle varie idee di cooperazione che avrei voluto sviluppare con gruppi di persone, una volta trovatomi sul posto e verificato le varie fattibilità.dopo alcune telefonate ad autorità maliane in italia e a responsabili di progetti umanitari in mali, decido che si può fare il biglietto. Il rischio spiegatomi, calcolato e calcolabile, lo corro.per la precarietà della ricezione turistica non vedo problemi, sicuramente si troverà una tranquilla soluzione, una volta in cammino per le strade di questo paese così tanto "pericoloso". si parte, con chi sono sempre i miei compagni di viaggio, per quello che è stato ed è un grande viaggio.