associazioneganesh

AKSHAYA TRUST


AKSHAYA TRUST e il regalo che ci ha fatto oggi. Abbiamo passato una bellissima giornata insieme ai pazzarelli che risiedono nella struttura. Ci siamo arricchiti, saziati dei loro sorrisi e della loro gioia nel vederci, dei loro sguardi di una dolcezza disarmante, delle loro mani giunte quale ringraziamento per esserci accorti di loro, della loro voglia di creare un contatto con noi vuoi abbracciandoci, vuoi regalandoci un pezzetto del mango che stavano pulendo per la cena, vuoi offrendoci un fiore.E noi cosa potevamo offrire loro se non servirli, condividere la loro giornata, raccogliere e corrispondere con naturale gioia ai loro sorrisi e alla loro felicità.Giusto per conoscenza, nel centro AKSHAYA TRUST ci sono circa 500 residenti. Sono stati raccolti per strada in condizioni inaccettabili per qualsiasi essere umano, sporchi, malati, vestiti di soli stracci e con precaria salute mentale: gli ultimi degli ultimi. In questo centro che vive di donazioni vengono accuditi con cura, dal taglio delle unghie, che vi assicuro erano più pulite delle nostre, alle visite mediche ed è notevole vedere dalle foto la differenza tra come erano prima di entrare nel centro e come sono ora. È stato bello anche notare che coloro che li accudiscono conoscono tutti i loro nomi Noi, ancora una volta, abbiamo creduto in questo centro e non possiamo non sostenerlo seppur con i nostri limiti. Una speranzosa frase, conosciutissima e, spesso ripetuta senza una chiara conoscenza del suo profondo significato, ma soprattutto con una ipocrisia di chi ultimo non è e bada bene a non diventarlo: "gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi". Ripetuta con l'accento di chi ritiene di avere la sacra conoscenza in tasca ("che.. non vi rimanga in tasca"), caritatevoli della domenica (ma è una "domenica delle salme"); a consolare chi non vede consolazione e le sue domeniche non odono campane. Non ho nessuna intenzione di polemizzare sulla frase, non ho nessuna voglia di farlo in questo, esso si sacro, inframezzato. Ma giova ricordare che nelle scritture di Marco, vi è una significante forza e un'amara rivelazione di una verità che mette alla gogna chi si solleva in una candida e incaritatevole toga. I primi non sono i ricchi e gli agiati che non passeranno mai per la cruna dell'ago e gli ultimi non sono sommariamente i poveri in canna. I primi sono i saccenti ed ipocriti sempre con la bibbia in tasca e che spesso la calpestano con ignavia indolenza; gli ultimi non hanno né toga, né libri sacri da mostrare e se ne restano lontani, perché sono più cristiani dei cristiani, più credenti dei credenti; l'esempio che, i credenti, farebbero bene a mettere in pratica. I nostri ultimi degli ultimi, non sono neanche questi ultimi; sono lì, attesi dalla prossima vita, forse più fortunata, certo più vicina a brahman.