associazioneganesh

chennai 2009


 siamo ritornati, questa volta in agosto, col monsone ancora attivo in tutta l'india, all'orfanotrofio di chennai. eravamo carichi come muli per riuscire a portare abiti  e materiale "scolastico" per i 35 ragazzi e ragazze presenti ora all'istituto curato sempre da john paul. era nostra intenzione comprare, direttamente là, oggetti ed utensili che potessero aiutare i bambini a trascorrere le giornate in modo più gradevole e spensierato, nonostante tutto. con una somma di denaro messa a disposizione da "il mio nome è abebe", altra associazione noprofit di scafati, salerno, siamo entrati in un discount di elettrodomestici ed abbiamo scelto una lavatrice, un ventilatore, un televisore e un frigorifero, che abbiamo debitamente riempito con bevande e biscotti, crediamo sempre ben accetti a qualsiasi parallelo. un grazie grande a rosanna, che con la sua non comune sensibilità, è sempre pronta a stringere i sorrisi delle "sue" bambine. abbiamo anche montato un cannocchiale-telescopietto che ci era stato regalato da massimo e che ci ha fatto "passare i guai" ai vari posti di polizia e sicurezza di aeroporti: ma alla fine i ragazzi hanno potuto dare una occhiata attraverso l'oculare e stupire per l'ingrandimento delle cose "lontane". non si può vivere di solo riso!! abbiamo fatto preparare un pranzo "speciale" per l'occasione e anche noi ci siamo seduti per terra e usato un "piatto" fatto di foglie cucite ricolmo di riso con verdure e polpettine di pollo e subito dopo abbiamo distribuito i dolci di pasta di mandorle presi il giorno prima in una fornitissima pasticceria di madras. ma gli sguardi dei ragazzi che ti cercavano, che ti portavano in giro, così stretti alla nostra fugace apparizione...nelle foto per voi, nelle menti per noi. e adesso...una voglia matta di farci teletrasportare dal pensiero e riprenderli per mano, tirarli a sè in un abbraccio silenzioso, vedere i loro piedi nudi e svelti tra le foglie di palma in un giardino che racchiude la vista in una immagine troppo nota e poco "familiare", avventurarci sulle strade di quel mondo che troppo bruscamente si è allontanato rinchiudendoli fuori. una corsa su una spiaggia, toccare la schiuma delle onde ora così calme, che spazzano via altri ricordi poco lontani, ma non indolori.           ma solamente questo monitor, solo questa finestra per intravvedere quel disarmante sorriso, quel tremendo silenzio interrotto da immagini malamente sepolte in fondo a grossi occhi vivi.